Recovery Fund, una soluzione definitiva all’emergenza abitativa in Italia
Lettere Recovery Fund, una soluzione definitiva all’emergenza abitativa in Italia
Martedì 20 ottobre alle ore 17 ASSEMBLEA CITTADINA a #CaravaggioNonSiTocca: il futuro delle occupazioni a Roma è sotto attacco
Dopo l’intervista rilasciata al Messaggero dal neo prefetto di Roma Matteo Piantedosi, molti hanno espresso il proprio punto di vista, criticando la decisione di avviare un’accelerazione verso nuovi sgomberi in città, a dispetto del mantra della pandemia ‘Restiamo a Casa’ e del fatto che, ad oltre un anno dallo sgombero, la ferita di Cardinal Capranica è ancora aperta. Gli unici nuclei che hanno trovato una soluzione alloggiativa dignitosa sono infatti quelli che sono stati ospitati dentro le occupazioni abitative (come successo, d’altronde, nei casi di Scorticabove, Cinecittà e Piazza Indipendenza), mentre le famiglie collocate nel costoso sistema di assistenza alloggiativa dell’amministrazione comunale vivono tra mille disagi, e con la costante spada di Damocle di finire in mezzo alla strada da un giorno all’altro. Perché allora rilanciare in questo modo minacce e richiami addirittura alla ‘sacralità’ della proprietà privata?
La città, pur esprimendo preoccupazione per il futuro delle occupazioni sotto attacco, non ha ancora prodotto un passaggio univoco e chiaro, comprensibile dalla Prefettura e da coloro che ancora insistono con il mito della legalità ad ogni costo. Anche le amministrazioni regionale e comunale che siedono al tavolo del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica non hanno ancora definitivamente sconfessato il calendario degli sgomberi, né il protocollo di ‘gestione’ stilato proprio da Piantedosi nella sua precedente funzione di Capo di Gabinetto di Salvini durante il governo Conte I.
Tale elenco, peraltro, vede coinvolte decine di realtà occupate che hanno rigenerato dal basso, e restituito alla collettività spazi sia pubblici che privati in completo abbandono.
Riteniamo che una rotta del genere vada invertita decisamente e con urgenza. I numeri già spaventosi dell’emergenza abitativa dentro la città di Roma sono diventati ancora più inquietanti dentro la crisi generata dalla pandemia (come dimostrano, ad esempio, le oltre 500 richieste di sfratto pervenute ogni mese al Tribunale Civile di Roma per morosità degli inquilini). Di fronte a questo scenario, le risorse (comprese quelle che dovrebbero sopraggiungere dal Recovery Fund europeo) e le energie politiche vanno convogliate verso la creazione di soluzioni alloggiative strutturali e di massa, non verso provvedimenti temporanei e inefficaci (come il buono affitto), o ancora peggio verso la gestione dell’ordine pubblico, il contenimento sociale e la difesa della proprietà privata ad ogni costo. Almeno le ultime parole del Pontefice, se non le nostre, dovrebbero risuonare forti e chiare nelle orecchie dei gendarmi della legalità senza giustizia sociale. Ma non può essere un’enciclica a dettarci il passo, in questa città ci sono storie ed intelligenze che possono e devono fare la differenza.
Lo stucchevole dibattito sulle candidature a sindaco rischia di consegnare Roma ad un futuro gestito dal rumore dei manganelli, degli scudi, dei caschi, con le occupazioni abitative e gli spazi sociali e culturali sacrificati come vasi di coccio in un contenzioso basato più sul tono muscolare che sull’articolazione di una visione e di un orizzonte che liberi la città da decenni di sfruttamento del suolo ed estrazione di valore da parte della rendita e dei suoi garanti, a danno del reddito e dei diritti di decine di migliaia di abitanti in sofferenza economica, abitativa, sanitaria e nello studio. Prova ne sono anche le trattative bilaterali sfibranti cui sono sottoposte realtà culturali e sportive autogestite, ricattate da bandi dove è impossibile concorrere e da richieste burocratiche astruse.
Possiamo e dobbiamo prendere parola collettivamente, e dobbiamo farlo ora. Ci rivolgiamo alla città che un tempo qualcuno si è divertito a chiamare “di sotto”, che si vorrebbe schiacciata dalla superiorità della prepotenza, della collusione e della politica contrattata in nome del profitto e dell’egoismo sociale. Proponiamo di muovere un passo insieme senza aspettare la scadenza elettorale per poi riporre nel candidato sbagliato le proprie speranze. Proviamo a regalarci una possibilità di confronto scevra da appuntamenti risolutivi e salvifici.
Viale del Caravaggio con la sua occupazione abitata e minacciata di sgombero, intende ospitarlo e propone martedì 20 ottobre alle ore 17 per provare a dirci su che strada ci mettiamo per fermare il timing del disastro sociale che verrà.