Rifondazione: Ancora un “suicidio di Stato” subito e ovunque chiudere i CPR
Lettere Un ragazzo di 28 anni, di origini pakistane ma di cui ancora non conosciamo ancora l’identità, si è ucciso nel Centro Permanente per i Rimpatri, per migranti di Gradisca d’Isonzo […]
Un ragazzo di 28 anni, di origini pakistane ma di cui ancora non conosciamo ancora l’identità, si è ucciso nel Centro Permanente per i Rimpatri, per migranti di Gradisca d’Isonzo dopo che era stato convalidato il suo trattenimento. Per un giorno la notizia non era stata diramata, si diceva fosse in coma, ma oggi la conferma. Immediatamente nel centro è scoppiata una rivolta. Alcuni mesi fa, due parlamentari di ManifestA, la senatrice Paola Nugnes e la deputata Doriana Sarli, avevano effettuato una lunga ispezione nel Centro isontino, situato in una ex caserma, denunciandolo come luogo in cui era impossibile tenere persone. Carenze strutturali e di gestione si sommavano all’ennesima conferma dell’irriformabilità di ogni forma di detenzione amministrativa. I centri di questo tipo, nati col centro sinistra e che dal 1998 hanno prodotto in Italia morte, tentativi di suicidio, rivolte, condizioni di distruzione delle persone trattenute, vanno, come riaffermiamo nel nostro programma, chiusi senza condizione. Non è accettabile che in un Paese si possa essere trattenuti, per periodi che oggi vanno fino a 120 giorni, non per un reato commesso ma unicamente perché si è presenti, “irregolarmente” nel territorio nazionale. Sono strutture di violenza che hanno procurato guadagni agli enti gestori e in cui le persone, spesso vulnerabili, sono abbandonate a se stesse, vite meno importanti che possono anche perdersi.