Scuole aperte e in sicurezza. Mozione dei docenti del liceo scientifico Talete di Roma
Lettere I docenti del Liceo scientifico statale Talete, unendo la propria voce a quella di molti altri istituti scolastici romani, dichiarano di non condividere la decisione del Governo di delegare […]
I docenti del Liceo scientifico statale Talete, unendo la propria voce a quella di molti altri istituti scolastici romani, dichiarano di non condividere la decisione del Governo di delegare alle prefetture le scelte strategiche sulla ripresa dell’attività didattica in presenza per le scuole secondarie superiori.
Da sempre siamo per un modello di governo della scuola partecipato e rispettoso del ruolo di tutte le componenti della comunità educante, nonché degli organi collegiali democraticamente eletti: un modello funzionale a gestire le scuole direttamente da parte di chi vi lavora e di chi le vive, per esprimere al meglio la sua funzione sociale e costituzionale di far accedere tutte e tutti, in particolare chi è privo di mezzi, ai più alti gradi di istruzione. Un modello che afferma la libertà di insegnamento, l’autogestione dei tempi di vita e di lavoro, la tutela e il riconoscimento della professionalità docente e Ata.
I ritardi di questi mesi, la mancanza di lungimiranza e di adeguati strumenti per far fronte all’emergenza pandemica nelle scuole, fino ad arrivare alla attuale cessione di sovranità alle prefetture deputate alla gestione dell’ordine pubblico, con conseguente sospensione della collegialità, rappresentano una visione accentratrice e burocratica dell’insegnamento, che non può giovare a chi nella scuola lavora e a chi usufruisce del servizio scolastico.
Non ci sembra infatti che gli estensori del piano per la riapertura degli istituti secondari di secondo grado per il 7 gennaio si siano interrogati su quali siano le principali finalità delle Istituzioni Scolastiche. La Scuola non serve solo ad alimentare processi di “socializzazione”, ma ad attivare processi complessi, educativi e cognitivi, che hanno come parte integrante la trasmissione di conoscenze specifiche di carattere culturale, di cui i docenti sono mediatori e organizzatori. Nessuno degli estensori del piano per la riapertura in presenza per il 7 gennaio sembra considerare le difficoltà didattiche e organizzative che la decisione della riapertura, con modalità imposte dall’alto, genererà inevitabilmente.
Immaginare ingressi differenziati in termini di orario contrasta con i tempi di vita, di lavoro e di studio che garantiscono un percorso lineare nel rapporto docente e discente, causando, anche, il mancato rispetto del Contratto Nazionale di Lavoro vigente.
La sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola è una condizione fondamentale per garantire un rientro pieno, attivo e sicuro anche per le studentesse e gli studenti; mancano luoghi dove ospitare i docenti nelle pause didattiche, che saranno dilatate; mancano i luoghi dove consentire un breve pasto agli studenti, costretti ad uscire da scuola dopo le 15:30 e a consumare il pasto in aula con 25 o più studenti, senza i dispositivi di protezione individuale.
Secondo il piano di rientro a scuola, gli studenti dovrebbero continuare a seguire i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO), peraltro obbligatori, e tutte le attività extracurricolari non meno importanti, come gli sportelli didattici per il recupero, come i corsi per le certificazioni linguistiche, come il potenziamento del liceo matematico, come i seminari di approfondimento, uscendo da scuola il pomeriggio alle 15 o alle 16.
Dopo anni di tagli, ci si rende conto solo oggi che l’inadeguatezza degli edifici scolastici, l’eccessiva numerosità delle classi, la penuria di spazi appropriati renda estremamente difficile l’organizzazione del tempo scuola in presenza, soprattutto durante l’emergenza della pandemia. La situazione logistica attuale, l’organizzazione delle aule, che spesso rispetta solo nella forma l’adeguato distanziamento, unitamente all’impossibilità di garantire la necessaria aerazione, senza vanificare il riscaldamento delle aule nel periodo invernale, compromette l’effettiva sicurezza di studenti e docenti nelle presenti condizioni epidemiologiche; ad oggi risulta un’inutile forzatura pretendere il rientro al 75% in presenza, con il rischio di una nuova imminente chiusura.
Il tracciamento dei casi di contagio da Covid-19, inoltre, è stato gravemente inefficiente già nella prima fase dell’anno scolastico, senza che nessun cambiamento organizzativo di qualche rilievo sia stato da allora introdotto. Sarebbe necessario, in via preliminare alla riapertura delle scuole, istituire subito un piano di tracciabilità dei contagi per evitare che l’assenza di meccanismi di monitoraggio dell’evoluzione della curva dei contagi nelle scuole porti a breve, stante i dati giornalieri in ripresa, al ritorno alla didattica a distanza al 100% o, eventualità ugualmente dannosa, a continue interruzioni delle lezioni dovute alla quarantena di singoli studenti e docenti, nonché di intere classi.
La “vera” scuola non è solo la scuola in presenza, perché le scuole non hanno mai chiuso, perché i docenti hanno continuato a svolgere la loro attività didattica sia a distanza sia, in alcuni casi, in presenza; il personale Ata in queste settimane ha sempre garantito tutti i servizi, pur in assenza di un piano aggiuntivo e uniforme tra le scuole di organico.
Il sistema dei trasporti pubblici risulta ancora in gran parte deficitario, tanto da costringere alla riorganizzazione del tempo-scuola con ingressi scaglionati e rientri pomeridiani a casa da parte degli studenti e del personale tutto della scuola; in questo modo non si considera il lavoro preparatorio delle attività didattiche da parte dei docenti, con la pianificazione, la preparazione e la correzione delle prove valutative; contemporaneamente non si considera il lavoro di studio e approfondimento da parte degli studenti, parte imprescindibile dell’apprendimento.
Nella speranza che la didattica in presenza possa riprendere il prima possibile, e con la consapevolezza della nostra professionalità, chiediamo al Governo, al Prefetto di Roma, alla Regione Lazio e all’Ufficio Scolastico, ciascuno per i propri ambiti di competenza, di intervenire subito per garantire la sicurezza a tutti i lavoratori ed utenti della scuola, rinviando la ripresa delle attività in presenza ad un periodo successivo, nell’interesse della salute di tutte le sue componenti.
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