Tamponi, screening, spazi, trasporti, assunzioni di massa e fine dei blocchi dei trasferimenti
Lettere Dobbiamo aspettare un altro anno perché la politica prenda atto che per andare a scuola in sicurezza servono tamponi, screening, spazi, trasporti, assunzioni di massa e fine dei blocchi dei […]
Dobbiamo aspettare un altro anno perché la politica prenda atto che per andare a scuola in sicurezza servono tamponi, screening, spazi, trasporti, assunzioni di massa e fine dei blocchi dei trasferimenti?
La politica italiana ci ha da sempre abituati a giravolte repentine, ma la “svolta” della ministra Azzolina in questi giorni chiarisce, una volta di più, quanto a dettare la linea del ritorno a scuola siano Confindustria e padronato. La ministra, dopo aver imposto lo scorso anno scolastico la didattica a distanza, poi divenuta didattica digitale integrata, a colpi di ordinanze e contratti sottoscritti dai soliti sindacati che firmano qualsiasi “bidone”, oggi si proclama detrattrice della modalità a distanza e promotrice di un ritorno in presenza a tutti i costi.
Evidentemente, incidono su questa svolta il mutare degli equilibri politici all’interno della maggioranza e l’utilizzo strumentale da parte dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi del tema “scuole chiuse” da riaprire senza alcuna riflessione aggiuntiva da parte di chi la scuola pubblica statale ha contribuito a demolirla quando era al governo. Si aggiunge al quadro del dibattito nazionale sul rientro degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado anche l’improvvisa sequela di articoli e lettere accorate sull’inefficacia della didattica a distanza, che mai prima di ora avevano avuto tanto spazio mediatico.
Il tutto, come sempre, condito con il nemmeno troppo velato attacco alla categoria degli insegnanti, pubblici dipendenti colpevoli di non avere abbastanza coraggio, come ha avuto modo di sostenere impunemente l’Associazione Nazionale Presidi. Tutto questo ha imposto alla ministra il cambio di posizione e, oplà, la vediamo provare a mettersi a capo del movimento degli studenti che ieri manifestavano per poter riprendere la didattica in presenza. È chiaro a tutte le famiglie e al personale della scuola che qualunque decisione politica che perseveri sulla didattica a distanza, dettata da una chiara e manifesta volontà di non investire in un ritorno in presenza a scuola, sia criminale tanto quanto qualunque proposta di rientro a scuola in presenza della totalità degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado senza le dovute e necessarie misure di sicurezza.
Però sappiamo bene come il problema del rientro in sicurezza non si limiti al dualismo “Dad sì/Dad no”, poiché la stragrande maggioranza di studenti e personale scolastico non ha mai smesso di andare a scuola: infanzia, primaria, secondaria di primo grado, classi della secondaria di secondo grado che svolgono attività laboratoriali nei professionali e nei tecnici, studenti con disabilità o con DSA o bisogni educativi speciali. Il problema vero è che coloro che non hanno mai smesso di andare a scuola in presenza, lo hanno fatto e continueranno a farlo a fronte di un sistema di tracciamento saltato già a ottobre e senza che ci sia stato un serio monitoraggio dei contagi, né da parte del ministero, né dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il dibattito pubblico al quale assistiamo nell’ultima settimana è a tutti gli effetti mera farsa o probabile giro retorico, utile ad alimentare l’una o l’altra fazione che, come al solito, sulla scuola tentano la tenuta del governo o il rimpasto se non lo scioglimento delle Camere. Noi ci aspettiamo che finalmente si metta mano a tutte le misure che indichiamo da ormai un anno invano, le uniche che potrebbero permettere al personale e agli studenti di frequentare la scuola in presenza e in sicurezza: aumento dei trasporti pubblici, sistema di tracciamento efficiente, sistema di tamponi di massa, screening, aumento degli organici e adeguamento degli spazi per permettere classi con un numero inferiore di alunni.