Tasse giù, si fa per dire
Lettere In tema di tasse, la parola magica è “riduzione” per tutta la politica, destra, sinistra e centro. Così il governo Draghi ha ridotto gli scaglioni da 5 a 4 ed […]
In tema di tasse, la parola magica è “riduzione” per tutta la politica, destra, sinistra e centro.
Così il governo Draghi ha ridotto gli scaglioni da 5 a 4 ed ha diminuito il relativo valore, per esempio il 27% è passato al 25%.
Il centro destra, da poco al governo, ha esteso la flat tax (tassa piatta al 15%), a favore delle partite Iva, dai 65mila agli 85mila euro di reddito. Ma qualcuno vuole spiegare agli italiani, per esempio, lavoratori dipendenti e pensionati, con un reddito da 20mila a 40mila euro che pagano tasse, secondo gli scaglioni del 23, 25 e 35%, quindi più alte delle altre categorie professionali.
Dulcis in fundo, sempre in tema di riduzione delle imposte, si prevede la cosiddetta pace o tregua fiscale per chi non ha pagato per situazioni di impossibilità. Ma si può credere che questa morosità fiscale sia così diffusa mentre invece possa nascondere una mera evasione fiscale? I governi del passato avevano almeno il pudore di chiamare questo strumento con il termine più appropriato di condono. Anche in questo caso i cittadini che pagano regolarmente le tasse si dovrebbero sentire beffati.
Altro intervento è il piccolo ridimensionamento del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti che certo non sono dispiaciuti.
Infine, una domanda: gli sgravi fiscali sono compatibili con il gettito necessario per mantenere inalterato o per migliorare il livello di erogazione dei servizi pubblici? È difficile oppure si vuole credere alla teoria, mai dimostrata, che l’alleggerimento del fisco comporti una minore evasione fiscale?
Eppure per realizzare una vera equità fiscale, improntata al criterio di progressività, secondo la Costituzione, bisognerebbe seguire due obiettivi: una vera lotta all’evasione fiscale (circa 100 miliardi all’anno), intensificando i controlli ed inasprendo le sanzioni, ed una maggiore tassazione riservata a quella minoranza di italiani, il 10%, che ha in mano la maggioranza della ricchezza del paese, il 48%.
I vari governi che si sono succeduti alla guida dell’Italia non ci sentono proprio: i ricchi e gli evasori non si toccano mentre agli altri si distribuiscono un po’ di mancette, compensate, si fa per dire, con la riduzione dei servizi pubblici e con l’aumento del debito pubblico.