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Ultima chiamata per ridare un futuro all’università

Lettere Lettera aperta a tutt3 l3 docenti degli atenei italiani

Pubblicato quasi 2 anni fa

Lettera aperta a tutt3 l3 docenti degli atenei italiani

Da luglio scorso l3 precari3 della ricerca si stanno mobilitando per denunciare le conseguenze della riforma del reclutamento universitario e del pre-ruolo, D.L.36/2022 (PNRR2) convertito in legge (L. 79/2022) il 29 giugno scorso. Dopo la sua costituzione (20-07), le due assemblee nazionali (4 e 30-11) e la giornata di mobilitazione (18-11), come coordinamento “ReStrike” abbiamo deciso di lanciare l’allarme e scrivere una lettera aperta rivolta a tutt3 l3 strutturat3, ricercator3 a tempo determinato e docenti, per capire se esista l’intenzione a far fronte comune per invertire la drammatica situazione che si sta producendo. Ad oggi, infatti, l’impressione è che larga parte dell’accademia finga di non comprendere che la situazione attuale è del tutto in linea con la traiettoria impressa al sistema universitario italiano dalle diverse compagini governative che si sono succedute dal 2005 a oggi.

Se, inizialmente, avevamo ritenuto che l’eliminazione degli assegni di ricerca e l’istituzione del contratto di ricerca potesse considerarsi positiva qualora garantite “determinate condizioni” (maggiori risorse a copertura, estensione del transitorio per evitare espulsione di oltre 5000 precar3 e abolizione di borse di ricerca e contratti di docenza), ci preme oggi, mentre comunque attendiamo l’ufficialità della proroga recentemente annunciata dalla ministra Bernini, sottolineare quanto fossero alla radice inaccettabili alcune intenzioni di fondo del legislatore.

Leggendo la relazione di accompagnamento alla Legge 79/2022, emergono, con una schiettezza sconcertante, i reali obiettivi della riforma:

«gli effetti della disposizione e del nuovo e più alto importo della singola posizione potranno avere l’effetto di una riduzione del numero assoluto di soggetti titolari delle stesse, contribuendo a una più precisa e funzionale canalizzazione delle risorse, anche al fine di ridurre le pressioni per ulteriori interventi normativi tesi alla stabilizzazione dei soggetti che avessero goduto di tali contratti».

Lo stralcio riportato è chiaro: ridurre, da subito, precar3 e relative richieste di stabilizzazione. Tali affermazioni, oltre a costituire per noi un affronto a passione e impegno che mettiamo nel nostro lavoro, pensiamo rivelino con chiarezza quale sia il futuro dell’Università immaginato da chi ha concepito la riforma: un ulteriore depauperamento del comparto le cui difficoltà vengono risolte rimuovendo persone e sapere correlato. Noi, che al pari d3 associat3 e ordinari3 osserviamo quotidianamente le dinamiche di potere profondamente asimmetriche e le forme che il lavoro di ricerca ha assunto negli ultimi anni, non vogliamo accettare passivamente che l’Università subisca l’ennesimo violento attacco, e che il nostro lavoro e le nostre vite vengano nuovamente insultate e svilite.

Scriviamo dunque questa lettera all3 docenti, perché ci sembra arrivato il momento in cui il “corpo vivo” degli atenei apra una riflessione sulle forme del lavoro accademico e, in ultima istanza, su significati e obiettivi che la produzione di conoscenza dovrebbe porsi. Essendo fermamente convinti che alimentare ma ancor prima tutelare e difendere l’Università sia responsabilità di noi tutt3, auspichiamo partecipazione e adesione di tutt3 l3 docent3 a confronti e mobilitazioni prossimi a venire.