Visioni

L’idioma jazz di Vijay Iyer e Craig Taborn

L’idioma jazz di Vijay Iyer e Craig TabornVijay Iyer e Craig Taborn

Note sparse Esce in cd «The Transitory Poems», il concerto tenuto il 12 marzo 2018 all'Accademia di Musica Franz Liszt di Budapest

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 24 aprile 2019
Nel brano dedicato a Muhal Richard Abrams, Clear Monolith, si ascolta all’inizio un episodio puntillista più cageano (tipo Etudes Australes) che weberniano. Che bella questa rivitalizzazione dell’avanguardia attraverso la colloquialità, che è fondativa del jazz insieme alla ricerca. Niente orpelli, niente scalette decorative, quasi sempre uggiose. Invece ci sono arpeggi graziosi e scalette funzionali/riflessive. Nonchalance, leggerezza, maestria esecutiva. Non manca la vera improvvisazione nel solco del jazz moderno, da Hancock a Tristano. Non c’è particolare originalità dei fraseggi ma cura della progettazione di un dialogo tra due strumenti identici. Si potrebbe facilmente immaginarle come rivali se non nemiche. Invece ecco...

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