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L’indignazione maschile non sia una comoda via di fuga
Violenza di genere Se riconosciamo che la virilità implica un potere e un privilegio ma anche una miseria nelle vite degli uomini, imprigiona la sessualità nella prestazione, riduce il corpo ad arma e macchina, allontana dalle emozioni, rattrappisce la nostra socialità, allora possiamo pensare un cambiamento maschile che non sia volontarismo o ipocrisia
Violenza di genere Se riconosciamo che la virilità implica un potere e un privilegio ma anche una miseria nelle vite degli uomini, imprigiona la sessualità nella prestazione, riduce il corpo ad arma e macchina, allontana dalle emozioni, rattrappisce la nostra socialità, allora possiamo pensare un cambiamento maschile che non sia volontarismo o ipocrisia
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 9 marzo 2021
In questi giorni molte iniziative di uomini contro la violenza di genere partono da un’assunzione di responsabilità ineludibile: «La violenza contro le donne è un problema che riguarda noi uomini». Eppure hanno sollevato diffidenze e non sono indenni da ambiguità e incertezze. E non potrebbe essere altrimenti in assenza di una pratica diffusa di riflessione maschile. I femminicidi si ripetono ogni giorno. Poi un omicidio più efferato o un numero di uccisioni in pochi giorni risvegliano l’attenzione dei media. L’indignazione chiama a non restare indifferenti. Ma può essere anche una comoda via di fuga. Si invoca la punizione del violento...