Internazionale

L’indomabile Jafar Panahi

L’indomabile Jafar PanahiUna scena del film «Il cerchio» (2000) di Jafar Panahi

Iran ribelle Un incontro a Teheran con il regista più odiato e censurato dal regime dei mullah, finito di nuovo dietro le sbarre per la sua capacità di raccontare e protestare, in difesa di diritti civili e libertà

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 13 luglio 2022
All’ingresso della sua casa di Teheran dove lo hanno arrestato l’altra notte (era il marzo 2010) insieme alla moglie Tahereh, alla figlia Solmaz e altre 15 persone, Jafar Panahi tiene in vista una grande locandina di Ladri di biciclette, capolavoro del neorealismo e fonte di ispirazione quasi inesaurabile per la cinematografia extra-europea. «Ladri di biciclette – raccontava Panahi – mi ricorda uno dei momenti migliori all’Università, quando per l’analisi artistica del film di De Sica fui promosso a pieni voti da Sefollah Dad, professore di storia del cinema. Fu Dad, grande ammiratore del maestro italiano, a incoraggiarmi su questa strada»....

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