Cultura

L’inquieto fascino della brutalità

L’inquieto fascino della brutalità

Mappe e corpi Alessandro Dal Lago indaga l’antropologia delle Mma, le «arti marziali miste» in «Sangue nell’ottagono», pubblicato da il Mulino. Superata per numero di fans solo da calcio e basket, il successo della disciplina interroga l’impatto che la spettacolarizzazione della violenza può avere nella cultura globale. Gli appassionati, sottolinea il sociologo, rientrano probabilmente «nel grande ceto medio globale, una realtà in gran parte ancora sconosciuta»

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 6 febbraio 2022
Dimenticate la frase che probabilmente avete ascoltato così tante volte da non chiedervi nemmeno più quando e da chi è stata pronunciata: «La prima regola è che non ci sono regole». Con le arti marziali miste, meglio note con l’acronimo anglosassone di Mma, si entra sì nel territorio della violenza, ma di una violenza «normata» che malgrado faccia pensare alle risse di strada di Fight club, il romanzo di Chuck Palahniuk e l’altrettanto celebre film con Edward Norton e Brad Pitt che ne ha tratto nel 1999 David Fincher, non ha nulla di occasionale o di affidato al caso e...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi