Cultura

L’insostenibile trasparenza dei traduttori

L’insostenibile trasparenza dei traduttori

Express Il j'accuse di Jennifer Crowe, che ha trasportato i «Vagabondi» di Olga Tokarczuk dal polacco all'inglese e vinto con lei il Booker Prize. Ma avere i nome in copertina per chi lavora con le parole altrui è ancora un miraggio

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 16 settembre 2021
Nel 2017 la statunitense Jennifer Crowe ha ricevuto uno dei principali premi letterari nel mondo, l’International Booker Prize, e tuttavia è decisamente improbabile che in Italia il suo nome suoni familiare anche ai lettori più avvertiti. Una disattenzione imperdonabile da parte delle nostre case editrici? Per la verità no, dato che il riconoscimento è valso a Crowe non per un libro concepito da lei, ma per la sua traduzione dal polacco all’inglese del romanzo Bieguni di Olga Tokarczuk, co-destinataria del premio, e l’anno successivo insignita anche del Nobel. (Il libro, intitolato in inglese Flights, è uscito in italiano per Bompiani...

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