Alias Domenica

L’io ferito di Tracey Emin

L’io ferito di Tracey EminTracey Emin, "But you never wanted me", 2018 © Tracey Emin. Foto Theo Christelis

A Londra, White Cube Gallery, "A Fortnight of Tears" di Tracey Emin Insonnia, morte della madre, memoria di due aborti: sono le tre stazioni della mostra, in cui l’artista già Saatchi torna a confessarsi con spudoratezza anarchica «alla gente»

E’ un corteo di persone ininterrotto quello che scende lungo Bermondsey Street, a Londra, per raggiungere lo slargo dove si affaccia la White Cube Gallery. Un corteo sgranato di pellegrini che si dispongono a partecipare al rito imbastito per loro da quella strana stilita del terzo millennio che risponde al nome di Tracey Emin. «L’arte è per la gente», è sempre stato il suo credo. E la gente puntuale risponde venendo all’appuntamento. Era da cinque anni che Emin non esponeva a Londra, la città che l’ha consacrata quando, nel 1997, prese parte alla mostra più mediatica di fine millennio: Sensation,...

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