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L’ipocrisia dei vinti e la retorica dei vincitori

L’ipocrisia dei vinti e la retorica dei vincitori«Pane, lavoro e libertà», il grido ieri a Kabul durante la protesta delle donne afghane – Getty/Nava Jamshidi

Afghanistan Gli slogan in questi giorni si ripetono uguali, e prendono il posto di necessari bilanci e azioni politiche. come scongelare i fondi della banca centrale afghana

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 14 agosto 2022
Per chi vince, gli anniversari servono a celebrare. Per chi perde, a lavarsi la coscienza, oppure a tentare di riscrivere la storia. Nel primo caso, retorica ed emotività hanno la meglio sulla razionalità e sull’analisi. Nel secondo, gli sconfitti provano a dirsi vincitori. Vale anche per l’Afghanistan, a un anno dalla caduta di Kabul nelle mani dei Talebani, il 15 agosto 2021. Gli slogan in questi giorni si ripetono uguali: «prigione a cielo aperto»; «donne senza diritti»; «non abbandoniamo l’Afghanistan». Le immagini sono indistinguibili e riduttive: un Paese di circa 40 milioni di abitanti ridotto a burqa (le donne) e...

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