Europa

L’Islanda dice “no” alla Ue

Gran rifiuto Reykjavik ritira la candidatura di adesione, presentata nel 2009. L'isola, che ha attraversato una grave crisi, spera di cavarsela da sola (ma resta nell'Associazione di libero scambio, nello Spazio economico europeo e in Schengen). Crescita del nazionalismo e guerra "dello sgombro" l'allontanano da Bruxelles

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 14 marzo 2015
A.M.M.PARIGI
La crisi greca, la prospettiva di un referendum in Gran Bretagna sulla permanenza nella Ue e la “guerra dello sgombro” hanno avuto ragione dell’ipotesi di un’adesione dell’Islanda all’Unione europea (e all’euro). Il governo di centro-destra, guidato da Sigmundur David Gunnlaugsson (Partito del Progresso), ha ritirato la domanda di candidatura, che era stata presentata nel 2009, dall’allora governo di centro-sinistra. In piena crisi, sotto i colpi dello scossone del fallimento della banca Icesave (che aveva fatto perdere molti soldi anche a cittadini britannici e olandesi), dopo la nazionalizzazione forzata delle tre principali banche del paese e con la pressione del piano...

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