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L’Italia e il salto di qualità

L’Italia e il salto di qualitàUn'azione da Italia Scozia – foto Ansa

Rugby Alla fine è accaduto. Alla penultima giornata del Sei Nazioni l’Italia è tornata a vincere allo stadio Olimpico dopo quasi 11 anni dall’ultimo successo. Gli azzurri hanno sconfitto la Scozia (31-29). L’Irlanda non conquisterà il grande slam ma è ancora capolista con quattro punti di vantaggio sull’Inghilterra e sabato ospiterà la Scozia a Dublino.

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 12 marzo 2024

Alla fine è accaduto. Alla penultima giornata del Sei Nazioni l’Italia è tornata a vincere allo stadio Olimpico dopo quasi 11 anni dall’ultimo successo. Gli azzurri hanno sconfitto la Scozia (31-29) e lo hanno fatto nel modo migliore, un modo che non ammette obiezioni perché frutto di una prestazione eccellente che ha messo insieme disciplina, tecnica, scelte tattiche e carattere. Con la vittoria di sabato l’Italia abbandona l’ultimo posto in classifica e sabato prossimo sarà a Cardiff: la sfida contro i gallesi sarà decisiva per assegnare il cucchiaio di legno, il trofeo simbolico che va alla squadra ultima classificata. E’ possibile, per quanto riguarda la squadra azzurra, tirare un bilancio, seppur provvisorio, di questa edizione del torneo? In parte sì: una vittoria, un pareggio e due sconfitte rappresentano fin da ora la terza miglior prestazione di sempre, dopo le edizioni del 2007 e del 2013 (due vittorie e tre sconfitte). Espugnare il Millennium Stadium di Cardiff significherebbe perciò conquistare un risultato mai raggiunto prima. Il cammino degli azzurri in questo Sei Nazioni ha avuto una certa regolarità. Nel primo match l’Italia ha perso con soli tre punti di scarto contro l’Inghilterra dopo aver chiuso il primo tempo avanti. Poi ha subito una severa lezione da un’Irlanda troppo più forte. Alla terza giornata ha pareggiato nel modo che sappiamo con la Francia un match che avrebbe dovuto far suo.  Infine ha sconfitto la Scozia giocando un rugby migliore nell’arco degli ottanta minuti. Questa regolarità nelle prestazioni è forse il dato più confortante e non è un caso se alcuni commenti della stampa britannica (da sempre la più severa con noi) sottolineano come la squadra azzurra sia quella che ha mostrato maggiori segni di miglioramento dopo la coppa del mondo. A conferma di questo c’è il ranking mondiale dove l’Italia occupa ora la nona posizione, davanti all’Australia e a ridosso del Galles suo prossimo avversario.

A MARCARE il salto di qualità è stata anzitutto la prestazione difensiva della squadra, certificata da quei due minuti e mezzo finali con le 25 fasi di attacco scozzesi infrantesi contro un muro invalicabile. Venticinque fasi e non un singolo fallo. Migliorare la difesa è stato il primo imperativo che Gonzalo Quesada si era posto prendendo la guida della nazionale. Fino a quel momento l’Italia di Kieran Crowley si era caratterizzata per un gioco d’attacco spesso spumeggiante e una difesa assai poco presente: in ogni sconfitta subita c’era sempre un surplus di placcaggi mancati e posizionamenti sbagliati. Senza una difesa di altissimo livello oggi non vai da nessuna parte, non a livello di tier one, il gradino più alto del rugby internazionale. E’ qui che Quesada ha voluto lavorare da subito e qui, partita dopo partita, sono emersi i miglioramenti, che si sia trattato di andare a prendere l’uomo in campo aperto (abbiamo visto lo scricciolo Ange Capuozzo farlo per ben due volte sul gigantesco Duhan van de Merwe) o di scavare la trincea nei propri 22 metri. Poi c’è la qualità dei singoli. Nacho Brex e Tommaso Menoncello compongono oggi una delle coppie di centri più forti del torneo. Paolo Garbisi ha migliorato il suo gioco al piede in maniera impressionante. La prima linea ha retto botta contro avversari più smaliziati e titolati. La terza linea ha saputo giganteggiare nonostante gli infortuni che l’hanno privata di Negri e Lorenzo Cannone. Per la prima volta il rugby azzurro sembra avere soluzioni alternative in (quasi) tutti i reparti e la concorrenza non può che andar di pari passo con una crescita qualitativa. Ci sono i giovani che vengono dalle Accademie e ci sono i giovani pescati all’estero come Capuozzo, Lynagh, Vintcent; e c’è una nazionale Under 20 che in questo Sei Nazioni di categoria ha già battuto Francia e Scozia, perso per un solo punto in Irlanda e che venerdì sarà all’Arms Park di Cardiff per giocarsela alla pari coi i gallesi, con buone chances di strappare un terzo successo.

INTANTO l’Irlanda è caduta. Qualche scricchiolio lo si era già avvertito nel match contro il Galles ma non tutti lo avevano notato. Poi è arrivato il giorno del Twickenham e si è presentata un’Inghilterra molto determinata e cattiva. Con le idee chiare: aggressività, velocità, ritmo arrembante. Sorpassi e controsorpassi, più precisi gli irlandesi nei calci piazzati ma anche più in difficoltà con le folate offensive del XV della Rosa. Un minuto alla fine con i ramarroni avanti di due punti, un nonnulla. Tra le leggi del rugby ce n’è una che dice: mai lasciare agli inglesi uno spiraglio nei minuti finali perché di sicuro troveranno il modo per fregarti. E infatti: assedio nei 22 metri irlandesi, palla a Marcus Smith e drop tra i pali à la mode di Jonny Wilkinson. 23 a 22, addio secondo slam consecutivo. Grande partita. Domenica è toccato alla Francia, sbarcata a Cardiff determinata a vincere a ogni costo e rimediare a un Sei Nazioni fin qui fallimentare. Di fronte un Galles che fin qui ha perso tutte le sfide, avviato a una difficile opera di rinnovamento, con una federazione squassata da critiche e problemi finanziari. Una squadra giovane proiettata verso il futuro e con molta strada da fare. La Francia l’ha messa giù pesante, con un pacchetto di mischia che sfiora la tonnellata, un pack de bestiaux fuori misura che in prima linea ha visto alternarsi i 145 chili di Uini Atonio e poi i 142 di George-Henry Colombe, e alla lunga ha frantumato la difesa gallese. 45 a 24 e punto di bonus.

La penultima giornata ha dunque riaperto i giochi e sulla carta tutto è ancora possibile. L’Irlanda non conquisterà il grande slam ma è ancora capolista con quattro punti di vantaggio sull’Inghilterra e sabato ospiterà la Scozia a Dublino. Le basterà vincere per conquistare il titolo ma la Scozia è pur sempre l’unica delle quattro home unions ancora in corso per la Triple Crown. L’Italia è a Cardiff e proverà a ripetere l’impresa di due anni fa, quando superò i gallesi nel finale grazie alla poderosa serpentina di Capuozzo finalizzata da Padovani. Infine Le Crunch, la grande sfida tra Francia e Inghilterra a Lione, il cui pronostico è apertissimo. Un finale di torneo tutto da seguire.

Classifica: Irlanda 16; Inghilterra 12; Scozia e Francia 11; Italia 7; Galles 3.

 

 

 

 

 

 

 

 

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