Politica

L’Italia nel business del «first strike» Usa

L’Italia nel business del «first strike» UsaGli F-35 nei test in volo

Pace Undici anni di campagna di denuncia del «manifesto». Contro un pozzo senza fondo che ingoia miliardi di euro di denaro pubblico, sottraendo risorse alle spese sociali e arricchendo le industrie belliche

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 31 maggio 2013
Undici anni fa, il 30 maggio 2002, documentavamo sul manifesto in quale situazione veniva portata l’Italia aderendo al programma del Joint Strike Fighter, il caccia costruito dalla Lockheed Martin (poi ribattezzato F-35 Lightning perché «come un fulmine colpisce il nemico con forza distruttiva e inaspettatamente»). Il giorno prima, era stato annunciato l’ingresso delle principali industrie aerospaziali italiane nel programma Jsf, decantando i vantaggi che avrebbe portato in termini di occupazione e guadagni. Era chiaro già allora che in un settore ad alta tecnologia, come quello aerospaziale, l’aumento di posti di lavoro sarebbe stato molto limitato, e che, mentre i soldi...

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