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Lo scambio diseguale nella paura di perdere il lavoro
Scenari Perché il lavoro riprenda il centro della scena occorre che si attivino energie intellettuali e politiche, per mettere a fuoco non solo la dimensione macroeconomica ma anche quello che avviene nell’interno dei luoghi e dei non luoghi del lavoro, nel tempo di lavoro che è mutato e ormai si intreccia con il tempo “libero” in un continuum multidimensionale.
Illustrazione – Pedro Scassa
Scenari Perché il lavoro riprenda il centro della scena occorre che si attivino energie intellettuali e politiche, per mettere a fuoco non solo la dimensione macroeconomica ma anche quello che avviene nell’interno dei luoghi e dei non luoghi del lavoro, nel tempo di lavoro che è mutato e ormai si intreccia con il tempo “libero” in un continuum multidimensionale.
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 24 giugno 2021
Al richiamo di una nuova centralità del lavoro dopo anni di “oscuramento teorico” e “invisibilità politica” con i connessi effetti sociali, esistenziali, cognitivi, sottolineati dal recente articolo di Laura Pennacchi, va aggiunta la riflessione di Landini che ha denunciato il “disprezzo del lavoro” Tale da “mettere a rischio anche la tenuta della democrazia”. Pennacchi auspica una “riconcettualizzazione del lavoro stesso”, anche sul piano filosofico, e sottolinea le responsabilità del messaggio anti-umanista e anti-universalista espresso dal postmodernismo. Più che seguirla in questa direzione, parto dal tema delle “manifestazioni di rabbia e risentimento” che prendono lo spazio dei conflitti sociali. Pennacchie cita...