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Lombardia, una campagna per salvare la sanità pubblica

Lombardia, una campagna per salvare la sanità pubblicaSede della regione Lombardia – Ansa

Lombardia SiCura Sono cinque i punti programmatici sui quali, a partire dal 1° marzo, verranno raccolte le firme sia sulla piattaforma Change.org sia sui moduli cartacei

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 1 marzo 2024

In Lombardia, a differenza di alcune regioni del Sud Italia, le strutture sanitarie ci sono, ma la possibilità di curarsi dipende sempre più dalla disponibilità economica del singolo e il Ssn è sempre più sotto attacco. Nel 2021 sono stati 6,4 i mld transitati dalle casse della regione alle tasche della sanità privata, una cifra di circa 640 euro/persona/anno, pari a quasi il 30% della spesa pubblica sanitaria regionale.

A questa cifra si è aggiunto l’esborso per i medici a gettone, che solo dal gennaio all’agosto del 2023 è stato di oltre 27 milioni di euro. Troppo anche per la regione più ricca d’Italia che ha finalmente pronunciato la parola fine per i “gettonisti”. Una vittoria importante che presto si estenderà in tutto il paese. Ma la Lombardia, per sostituire il lavoro dei gettonisti, ha reclutato specialisti con un contratto da liberi professionisti.

L’abolizione del medico a gettone rappresenta un passo in avanti, ma con molti limiti. Perché, anziché ricorrere a contratti con liberi professionisti, il governo non ha finalmente deciso di rimuovere il blocco alle assunzioni, misura che tanto sta contribuendo alla distruzione della sanità pubblica? Vi è il rischio che questo modello, un Servizio Sanitario affidato solo in parte a personale medico dipendente e in percentuale sempre maggiore a liberi professionisti, diventi la regola.

Lo scorso anno si era costituito un ampio Comitato, composto da tantissime realtà sociali e politiche, tra le quali Acli, Arci, Cgil e Medicina Democratica, per promuovere un referendum abrogativo con l’obiettivo di cancellare alcuni articoli della legge sanitaria regionale che puntavano ad estremizzare ulteriormente la privatizzazione della sanità.

La maggioranza che governa la Lombardia dichiarò inammissibili quei quesiti. Il Comitato promotore del Referendum per la Sanità Pubblica non si è arreso e in attesa che si pronuncino i giudici del tribunale civile di Milano, presso i quali abbiamo presentato ricorso, ha lanciato la campagna “La Lombardia SiCura”.

Sono cinque i punti sui quali, a partire dal 1° marzo, raccoglieremo le firme sia sulla piattaforma Change.org sia sui moduli cartacei:

1)Istituzione entro il 30 giugno 2024 di un Centro Unico di Prenotazione, che dovrà disporre delle agende di tutte le strutture, pubbliche e private contrattualizzate

2)Abbattimento delle liste d’attesa con il divieto alla chiusura delle agende e con l’interruzione temporanea dell’intramoenia nelle strutture sanitarie che non rispettano i tempi di attesa

3)Stabilizzazione a tempo indeterminato di tutto il personale sanitario precario

4) Potenziamento dell’assistenza domiciliare e copertura dei costi sanitari, per le persone ospitate nelle RSA, da parte della Regione come previsto dalla normativa nazionale

5) Potenziamento dei servizi territoriali tra i quali i consultori pubblici, i servizi di salute mentale, di medicina del lavoro e della prevenzione e quelli per la sicurezza alimentare e la tutela dell’ambiente.

Ma se veramente vogliamo prenderci cura di noi stessi, come dice lo slogan che abbiamo scelto, “La Lombardia SiCura” dobbiamo mettere al centro della nostra azione la salute a 360° e costruire alleanze con chi da tempo si occupa di ambiente e di modelli produttivi.

La condizione dell’aria a Milano e nella pianura Padana è una delle peggiori di tutto il globo, già nel 2021 The Lancet Planetary Health valutando il tasso di mortalità collegato all’inquinamento da particolato sottile (PM2.5) e biossido di azoto (NO2) in diverse centinaia di città europee, collocava Milano al 13° posto per l’impatto del particolato sottile e stimava una conseguenza di 3967 decessi prematuri.

Tutto è proseguito come nulla fosse: allevamenti intensivi, riscaldamento, centralità del trasporto individuale e inquinamento industriale. È il risultato del modello neoliberista che distrugge il pianeta, gli equilibri ambientali e la convivenza tra le specie nel disinteresse per le conseguenze sulla salute collettiva. Un modello che, a maggior ragione in Lombardia, ha già dato pessima prova di sé durante la pandemia.

Nel 1948 l’OMS ha definito la salute come uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”. La salute, quindi, come diritto universale che racchiude in sé tutti gli aspetti della nostra vita. Quanto sta avvenendo in questi giorni in Lombardia è l’esatta negazione di quell’enunciato.

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