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«London Calling», quarant’anni dalla parte dei Clash

«London Calling», quarant’anni dalla parte dei ClashIl basso distrutto da Paul Simonon il 20 settembre 1979 durante il concerto al Palladium di New York. E' in mostra (ingresso libero), insieme ad altra memorabilia relativa a "London Calling", a Londra al Museum of London fino al prossimo 20 aprile. L'iconica foto di Paul Simonon fu scattata il 20 settembre, nonostante sulla copertina del disco e altrove la data riportata sia il 21, ossia il concerto successivo sempre al Palladium; in quel secondo concerto, però, e anche in quello del 22 settembre a Filadelfia, Paul Simonon utilizzerà un diverso basso. Rispetto al Fender Precision, distrutto il 20 (con la storica scritta "pressure" e il teschio), l'altro aveva una decorazione a scacchi. La rettifica arriva da Dave Marin che per anni ha cercato di ristabilire una “storica verità del rock”

Anniversari Il 14 dicembre 1979 usciva una tra le opere più curate e strutturate dei Clash. Disco cardine del punk, fu anche il doloroso documento di una sconfitta politica e (in parte) culturale di quel mondo. Come e perché quell'album ha contribuito a trasformare la band in un classico del rock e le loro canzoni in hit radiofoniche

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 14 dicembre 2019
Tutto comincia nel 1977 con il primo singolo “White Riot” e finisce nel 1986 con lo scioglimento. 33 anni dopo i Clash continuano a essere uno dei gruppi più influenti del rock. Con canzoni finite nelle colonne sonore e i titoli di tanti pezzi diventati slogan, strilli di giornale, rubriche, film: “Should I Stay or Should I Go”, “Rock the Casbah”, “London Calling”, “This Is England”. Proprio “London Calling”, splendido doppio album uscito esattamente 40 anni fa, il 14 dicembre 1979, avvierà la trasformazione del gruppo in “classico del rock”. Tutto succede lì. Con quel disco la band supera il...

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