Internazionale
L’Onu lascia appesi i generali birmani e il governo talebano
Punizione diplomatica Rinviata a data da destinarsi la decisione sui rappresentanti legittimi di Myanmar e Afghanistan al Palazzo di Vetro. Intanto un rapporto di Human Rights Watch accusa i golpisti di Naypyidaw per il massacro di marzo dei sostenitori di Aung San Suu Kyi
Un manifestante ferito nella brutale repressione del 14 marzo 2021 di chi protestava contro il golpe – Ap
Punizione diplomatica Rinviata a data da destinarsi la decisione sui rappresentanti legittimi di Myanmar e Afghanistan al Palazzo di Vetro. Intanto un rapporto di Human Rights Watch accusa i golpisti di Naypyidaw per il massacro di marzo dei sostenitori di Aung San Suu Kyi
Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 4 dicembre 2021
È una storia di stragi quella che costella la presa del potere dei generali birmani che da dieci mesi tengono il Myanmar sotto il tallone dell’ennesima giunta. L’uccisione pianificata e premeditata di almeno 65 manifestanti il 14 marzo scorso nell’ex capitale è solo l’ultima in ordine di tempo, come denuncia un rapporto pubblicato da Human Rights Watch che accusa le forze di sicurezza birmane di aver deliberatamente ucciso chi protestava (allora pacificamente) chiedendo il ripristino del governo democraticamente eletto di Aung San Suu Kyi. NEL DOSSIER Myanmar: Protesters Targeted in March Massacre Hrw racconta come le forze di sicurezza birmane...