Mario Vozza nel suo laboratorio torinese
Italia
L’orafo della piccola Mole
Italia invisibile/1 Dall’apprendistato nella gioielleria Musy, la più antica d’Italia, ai «capolavori» in miniatura. La vita di Mario Vozza, figlio di emigranti ciociari a Torino, raccontata dal figlio
Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 6 agosto 2013
Carmine Vozza piantò un bastone nel terreno, imbracciò il fucile con un colpo solo in canna, fece qualche passo indietro, prese la mira. Se avesse centrato il bastone se ne sarebbe andato da Casalvieri, Ciociaria. Non gli piaceva la fatica dei campi, meglio l’esercito dell’Italia da poco unita. Tuttavia, si disse, la decisione spettava al destino. Bang. Il bastone saltò per aria. Carmine partì, ignorando che l’eco del colpo di fucile sarebbe rimbalzata fino a Torino e avrebbe segnato il suo futuro insieme a quello di tutti i Vozza a venire. Il contadino soldato finì a Portici, poi quindici anni...