Massimo Luccioli, "Geografia immaginale II", 2021, opera cotta a bucchero
Alias Domenica
Luccioli, ruvido e brusco con Matta e con il bucchero
A Roma, galleria Aleandri Arte Moderna, "Massimo Luccioli. Depositi piovani", a cura di Mario Finazzi Le "geografie" accidentate (terracotta) di un «peintre à signes indépendants» formatosi sull’esperienza anni settanta a Tarquinia del grande cileno (Etruscu Ludens)
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 19 giugno 2022
Flamio GualdoniROMA
Il caso di Massimo Luccioli è, esemplarmente, quello di un’intera città d’arte, la Tarquinia che gli ha dato i natali: non solo e non tanto perché a Tarquinia Luccioli è nato, nel 1952, ma perché nei decenni ne ha vissuto interamente il trapasso dalle forme di un’antiquaria che la tradizione pareva aver congelato nei rifacimenti «all’antica» a quelle di una modernità finalmente riconosciuta e praticata. Luccioli esordisce, come tutti i ceramisti tarquiniesi, nel culto delle tecniche etrusche: il che significava allora nessuna originalità inventiva ma possesso straordinario delle tecniche, dunque muoversi con disinvoltura in ambiti ostici come la cottura a...