Politica
M5S, la carta falsa dell’impeachment
Lo scontro con il Quirinale La messa in stato di accusa è impraticabile, una mossa buona per la propaganda. E non ci sono neanche i 45 giudici popolari
La camera dei deputati – LaPresse
Lo scontro con il Quirinale La messa in stato di accusa è impraticabile, una mossa buona per la propaganda. E non ci sono neanche i 45 giudici popolari
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 29 maggio 2018
Da «profondo estimatore» di Sergio Mattarella a suo nemico giurato, convinto che se resta lui al Quirinale è persino inutile tornare a votare: «Può fermare ancora il governo del cambiamento». Luigi Di Maio, passato in ottanta giorni da presunto vincitore a probabile sconfitto, ci ha messo otto minuti a rovesciare il suo atteggiamento verso il capo dello stato, rinnegare la fiducia riposta dal 4 marzo a ieri nel capo dello stato e nel segretario generale del Colle, con i quali ha persino tentato un gioco di sponda per conquistare in prima persona palazzo Chigi, e scatenare la guerra dell’impeachment contro...