Alias Domenica
Malevich, azzeramento e possibilità
"Malevich. L’ultima icona" di Massimo Carboni, edito da Jaca Book Il libro ragiona su come il fondatore del Suprematismo riviva il problema della tradizione dell’Oriente cristiano. Nella sua ricerca la tensione verso un’«apertura» è costante, e promuove i vari transiti dalla stagione cubo-futurista a quella alogica, e poi suprematista, astratta e non-oggettiva
KKazimir Severinovich Malevich, "Airplane Flying", 1915, New York, MoMA
"Malevich. L’ultima icona" di Massimo Carboni, edito da Jaca Book Il libro ragiona su come il fondatore del Suprematismo riviva il problema della tradizione dell’Oriente cristiano. Nella sua ricerca la tensione verso un’«apertura» è costante, e promuove i vari transiti dalla stagione cubo-futurista a quella alogica, e poi suprematista, astratta e non-oggettiva
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 8 marzo 2020
In un mondo in cui le immagini proliferano sembra quasi inevitabile che si torni ciclicamente a parlare di iconoclastia. Questa, infatti, lungi dall’essere la negazione dell’immagine, è spesso il riconoscimento più alto della sua forza immanente, ovvero la massima espressione di feticismo, motivato dalla credenza in una identificazione totale della rappresentazione con il proprio modello. Eppure, come spiega Massimo Carboni nel suo ultimo saggio, intitolato Malevich L’ultima icona (Jaca Book, pp. 245, euro 50,00), nell’immagine, specie in quella sacra, non esiste coincidenza assoluta tra figura e archetipo, ma si ha piuttosto rivelazione di una differenza persistente e inconciliabile. Alla questione...