Visioni
«Maliconia senza rimedio», la grazia di Valerio Zurlini
Cinema Il libro critico e biografico di Federica Fioroni dedicato al regista, recentemente omaggiato anche con una retrospettiva alla Cinémathèque di Parigi
Una scena da «La prima notte di quiete» (1972)
Cinema Il libro critico e biografico di Federica Fioroni dedicato al regista, recentemente omaggiato anche con una retrospettiva alla Cinémathèque di Parigi
Pubblicato 5 mesi faEdizione del 26 giugno 2024
Valerio Zurlini è stato più frainteso che compreso, almeno in vita. Recluso in una ristretta nicchia considerata al tempo troppo elitaria e poco politica, oltre che vergata da un decadentismo un poco reazionario, Zurlini fu considerato in buona parte manierista se non addirittura stucchevole. Un’idea di cinema che ai suoi contemporanei apparve difficile da incasellare, perché non del tutto afferente al movimento neorealista, tanto meno autore di genere o commedie, oltre che privo – apparentemente – degli acuti visionari dei grandi maestri. In realtà oggi Valerio Zurlini vive una rivalutazione, principalmente dovuta a La prima notte di quiete del 1972...