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Manoel de Oliveira nello spazio assoluto

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Il Saggio Nel suo cinema entra in gioco una doppia, anzi multipla trasfigurazione che si coglie solo se si condivide una condizione di delirio

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 4 aprile 2015
Come la terra d’Otranto di Carmelo Bene, anche il Portogallo di Manoel de Oliveira ci è sempre sembrato terra nomade – in particolare Oporto, o Porto, terra d’acqua che fluttua ai confini tra il fiume Douro (“faina fluvial”) e Oceano, trasvolabile dagli spiriti, che per questo non hanno bisogno di ponti o ingegneri, e neppure di ali. Ora De Oliveira, già da vivo spirito danzante, ancora capace, a poco meno di cent’anni, di gettare via il bastone e mettersi a ballare all’improvviso, potrebbe constatarlo di persona. Ricordo i tanti discorsi che si sono fatti sulle presunte contaminazioni teatrali dei suoi...

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