Cultura
Mappature mitiche di un Giappone dolente e intenso
ITINERARI CRITICI Intervista a Anush Hamzehian e Vittorio Mortarotti sul progetto artistico «L’Isola - Yonaguni 2018-2020». Fino al 4 luglio ospiti a Reggio Emilia nell’ambito della XVI edizione di «Fotografia Europea»
Anush Hamzehian e Vittorio Mortarotti, Untitled, Yonaguni, 2019 (courtesy degli artisti)
ITINERARI CRITICI Intervista a Anush Hamzehian e Vittorio Mortarotti sul progetto artistico «L’Isola - Yonaguni 2018-2020». Fino al 4 luglio ospiti a Reggio Emilia nell’ambito della XVI edizione di «Fotografia Europea»
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 1 luglio 2021
«Se guardo fuori dalla finestra vedo l’antenna delle telecomunicazioni. Mi alzo dal tatami e all’orizzonte vedo l’antenna. Sotto l’antenna ci sono le risaie». Un frammento sonoro che emerge dal buio in una lingua conosciuta da pochi, per prendere forma in italiano sul pannello nero. «A casa nostra si parlava il dunan, era la nostra lingua, è la nostra lingua. I giapponesi lo chiamano hogen, ‘dialetto’. Sono riusciti a convincere pure noi a chiamare la nostra lingua madre ‘dialetto’». «Una volta si pescava con le mani, senza alcuno strumento. Si andava tra le onde soli come il Monte Urabu». Voci maschili...