Alias Domenica
Martin Barré, nulla di espressivo nel tubetto
A Parigi, Centre Pompidou, la mostra su Martin Barré, a cura di Michel Gauthier Aveva cominciato, negli anni cinquanta, attaccandosi fuori tempo a Malévitch; poi, sostenuto da Pierre Restany, abbandona quelle forme anacronistiche in favore di un sottile monismo lineare, da leggere in paralelo con il monismo cromatico di Yves Klein
Martin Barré, "100 x 81", 1956, Parigi, Centre Pompidou
A Parigi, Centre Pompidou, la mostra su Martin Barré, a cura di Michel Gauthier Aveva cominciato, negli anni cinquanta, attaccandosi fuori tempo a Malévitch; poi, sostenuto da Pierre Restany, abbandona quelle forme anacronistiche in favore di un sottile monismo lineare, da leggere in paralelo con il monismo cromatico di Yves Klein
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 21 marzo 2021
Davide RaccaPARIGI
Martin Barré «È dalla metà degli anni cinquanta che ho cominciato veramente a manifestarmi. Le prime tele di quegli anni non avevano niente che rassomigliasse all’astrazione geometrica, né all’astrazione lirica; diciamo che cercavo di situarmi altrove». Così nel 1985 parla del proprio lavoro l’artista francese Martin Barré (Nantes, 1924 – Parigi, 1993). Un artista dall’intelligenza sottile che non ha mai opposto il valore costruttivo al sentimento poetico; al contrario, l’uno ha sempre stimolato l’altro e viceversa. È proprio grazie a questa dote dialettica che Barré rivitalizza già a partire dai suoi esordi il quadrato di Malévitch. Questo punto di...