Alias Domenica
Matisse, l’Oriente come superficie
«Matisse. Arabesque» alle Scuderie di Roma, a cura di Ester Coen Senza peccare di culturalismo, attenta a selezionare e a dosare i confronti extraeuropei, la mostra ha chiarito genesi e termini di una infatuazione che, sulla solida radice francese, contribuì a definire una grande poetica del «decorativo»
Henri Matisse, «Marocaine en jaune (Zorah en jaune)», 1912 – collezione privata
«Matisse. Arabesque» alle Scuderie di Roma, a cura di Ester Coen Senza peccare di culturalismo, attenta a selezionare e a dosare i confronti extraeuropei, la mostra ha chiarito genesi e termini di una infatuazione che, sulla solida radice francese, contribuì a definire una grande poetica del «decorativo»
Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 14 giugno 2015
Ci voleva Henri Matisse (coadiuvato da Ester Coen) per dare respiro, e una qualche forma di sintassi, alle superfici disgraziatissime delle Scuderie del Quirinale. Nel maestro di Le Cateau la risoluzione integrale nel piano, in antitesi all’illusionismo prospettico, e a quello sensoriale degli impressionisti, ha significato una dilatazione del senso dello spazio mai sperimentata prima: egli capì che solo il gioco armonico dei colori puri poteva ridare slancio ed energia alla dimensione spaziale, saccheggiata e inflazionata dalla facilità e pigrizia delle pratiche accademiche, ma anche messa a rischio dalla fissità del principio delle tinte complementari propugnato dai divisionisti, che pure...