Cultura
Mehdi Rajabian, i miei suoni in gabbia
Intervista Il musicista iraniano che sfida il regime con un nuovo progetto: «Sono stato tre anni di carcere per aver promosso delle cantanti donne. I miei brani sono vietati e mi è stato proibito di produrre musica per il resto dei miei giorni... L’essere umano è sordo a quello che gli succede attorno»
Zehra Dogan, "Iran", 2019
Intervista Il musicista iraniano che sfida il regime con un nuovo progetto: «Sono stato tre anni di carcere per aver promosso delle cantanti donne. I miei brani sono vietati e mi è stato proibito di produrre musica per il resto dei miei giorni... L’essere umano è sordo a quello che gli succede attorno»
Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 29 gennaio 2020
«Quando apriamo gli occhi, si prospetta ogni giorno un futuro buio e vago. Per sopravvivere dobbiamo lottare. La vita non significa nulla per noi. Trascorriamo il tempo con lo stomaco vuoto e il corpo esausto. Le cose non sono mai andate bene in Iran. Siamo sempre stati dalla parte sbagliata e potrà andare solo peggio». È con queste parole, intrise di pessimismo, che inizia la conversazione con il musicista trentenne Mehdi Rajabian, esponente di punta della scena musicale underground dell’Iran. Mehdi RajabianVive a Sari, Rajabian, il capoluogo della regione del Mazandaran, a 30 km dal Mar Caspio, a nord della...