Umberto Saba passeggia nella sua città natale, Trieste, nel 1953
Umberto Saba passeggia nella sua città natale, Trieste, nel 1953 – Mondadori via Getty Images
Alias Domenica

Mengaldo, un Saba intriso di cose e umanità

Critica letteraria La «calda vita» del poeta triestino: otto contributi di Pier Vincenzo Mengaldo, scritti tra il 1978 e il 2016, raccolti per Quodlibet
Pubblicato 5 mesi faEdizione del 16 giugno 2024
Ancora nei pieni anni settanta, per il senso comune, il Novecento poetico è un secolo duale. Tengono infatti il campo, diametrali ma sottotraccia così implicate da risultare convergenti, due antologie depositarie del gusto e, perciò, del senso comune medesimo. Già nel ’43 Luciano Anceschi ha pubblicato Lirici nuovi, antologia solennemente riproposta nel ’64, laddove l’aggettivo del titolo allude a una netta discontinuità rispetto ai maestri proto-novecenteschi e si riallaccia a una poetica che a lungo si dirà senz’altro ermetica (Campana, Ungaretti, Montale, Quasimodo ne sono i nomi primi) e solo in un secondo tempo battezzata come Grande Stile. Di contro,...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi