Visioni

Mimmo Sorrentino, la sfida del teatro nel carcere

Mimmo Sorrentino, la sfida del teatro nel carcereMimmo Sorrentino – foto Luciano Paselli

Intervista Il regista racconta «L’infanzia dell’alta sicurezza», spettacolo nato dal lavoro nel carcere femminile di alta sicurezza, a Vigevano, con le detenute per mafia. «Queste persone non mi hanno scelto, come io non ho scelto loro. Quello che accade nel teatro partecipato è una accensione del desiderio. La sfida più importante è entrare in contatto, costruire una relazione»

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 4 marzo 2016
«Mio padre era un re». Non è l’inizio di una favola ma il monologo di una delle detenute del carcere di Vigevano. Storie personali adattate a una messa in scena teatrale non convenzionale, un teatro «pensato per chi lo fa e non per chi lo vede». Sono parole di Mimmo Sorrentino, che ha condotto un laboratorio di teatro partecipato con otto donne che scontano pene dure per associazione mafiosa: camorra, ’ndrangheta e così via. Lo spettacolo che ne è il risultato si chiama L’infanzia dell’alta sicurezza ed è stato messo in scena in carcere per ben 25 volte, attirando un...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi