Alias Domenica
Moï Wer, ebreo errante nell’avanguardia fotografica
A Parigi, Centre Pompidou, "Moï Wer", a cura di Julia Jones Cambiando continuamente nome e residenza, e forme d’arte, l'artista fu segnato, innanzitutto, dalla lezione del Bauhaus (Albers, Moholy-Nagy). Capolavoro sperimentale, "Ci-contre"
Moï Ver, "Sans titre", circa 1930 © Yossi Raviv-Moï Ver Archive foto © Centre Pompidou / Bertrand Prevost
A Parigi, Centre Pompidou, "Moï Wer", a cura di Julia Jones Cambiando continuamente nome e residenza, e forme d’arte, l'artista fu segnato, innanzitutto, dalla lezione del Bauhaus (Albers, Moholy-Nagy). Capolavoro sperimentale, "Ci-contre"
Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 giugno 2023
Davide RaccaPARIGI
Moï Ver, “Deux prises de vue par moi-même. Yport, Seine-Maritime, sur la plage”, 1931 © Yossi Raviv-Moï Ver Archive foto © Centre Pompidou / Bertrand Prevost Moshe Raviv si stabilisce nel villaggio di Safed, nel nord di Israele, nel 1953. È una città particolare nella storia dell’ebraismo. Dopo l’espulsione degli ebrei dalla Spagna nel 1492, è stato un importante centro della Kabbalah e Halakha, e ha ospitato la prima tipografia del Medio Oriente nel XVI secolo. A Safed, Moshe Raviv lascia il lavoro di grafico, fotografo ed editore impegnato per la propaganda sionista, per ritornare alla pittura, principalmente a olio,...