Internazionale
Mosul «multietnica», simbolo della distruzione politica dell’Iraq
Dalla guerra del 2013 a oggi Solo un progetto unitario di tutti gli iracheni salverà la città non un nuovo dominatore
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Dalla guerra del 2013 a oggi Solo un progetto unitario di tutti gli iracheni salverà la città non un nuovo dominatore
Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 18 ottobre 2016Edizione 18.10.2016
«Se gli americani se ne andranno subito allora qualcuno potrebbe anche ricordarli come liberatori. Se invece continueranno l’occupazione, allora tutti li ricorderanno solo come occupanti. Questa situazione di guerra, di attacco al nostro paese può innescare meccanismi perversi». Parole profetiche quelle di padre Jawadat al Kaza rispondendo alle nostre domande nella basilica latina di Notre Dame di Mosul. Era il 2003 e Saddam Hussein era stato costretto alla fuga pochi giorni prima. Ma a Mosul erano già visibili i primi segnali del disastro innescato dall’invasione e dall’occupazione anglo-americana dell’Iraq. La distruzione da parte dell’Isis della storica moschea di Giona (Yunis),...