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Napoli, l’abbraccio di una città all’Ucraina
Reportage Le testimonianze delle donne e il racconto di Ciro Verdoliva, responsabile del Residence Ospedale del mare
L’arrivo dei profughi ucraini alla stazione dei bus il 3 marzo (Photo by Antonio Balasco/KONTROLAB/LightRocket via Getty Images)
Reportage Le testimonianze delle donne e il racconto di Ciro Verdoliva, responsabile del Residence Ospedale del mare
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 12 marzo 2022
Vincenzo MatteiNAPOLI
Stanze asettiche si affacciano sul Vesuvio o sui moli industriali della città di Napoli, il Vomero svetta alto sopra la città, uno scorcio urbano e naturale che ha affascinato scrittori, poeti, artisti, imperatori e regine, ma che agli occhi dei profughi ucraini è solo un posto sicuro dove stare in attesa di essere ricollocati presso amici o parenti. «Abbiamo dormito in garage con le bambine per tre giorni perché alla Tv ci hanno detto di rifugiarci nei seminterrati, ci dava una parziale sicurezza ma il suono delle bombe arrivava anche là», afferma Irina che è arrivata all’ospedale del Mare a...