Robert Rauschenberg, Retroactive II, 1963, Chicago, Museum of Contemporary Art, presentato alla Biennale di Venezia del 1964
Alias Domenica
Nathalie Heinich, contemporaneo, impersonale fino all’inautentico
Sociologia dell’arte Nathalie Heinich vede nell’arte presente un «regime di singolarità» che impone un perpetuo rinnovarsi, una sistematica e convenzionale delusione delle attese. Un libro del 2014, edito da Johan & Levi
Pubblicato più di un anno faEdizione del 19 marzo 2023
Sociologa da sempre attenta alle dinamiche e alle trasformazioni di quello che Arthur Danto ormai più di cinquant’anni fa ha definito l’art world, un mondo dell’arte dalle regole non scritte eppure inflessibili e talvolta crudeli, Nathalie Heinich non ha mai rinunciato a prendere posizioni decise, talvolta irriverenti, all’interno del contemporaneo dibattito sullo statuto (sullo stato di salute) dell’opera d’arte e, più in generale, sulla continua espansione della nozione di bene culturale. A questo proposito nella Fabrique du patrimoine del 2009 aveva messo a fuoco dalla prospettiva dell’oggetto (de la cathedrale à la petite cuiere era il sottotitolo di quel sulfureo...