Lavoro

Nel 2018 il futuro del lavoro è a termine

Nel 2018 il futuro del lavoro è a termineIn corteo – Roberto Monaldo/LaPresse

Tendenze L'impossibile quadratura del cerchio: cresce il Pil, aumenta il precariato, non cala la disoccupazione . Sulla campagna elettorale pesa il bilancio del Jobs Act e della «riforma» dei contratti di Poletti: 2,8 milioni di contratti a termine, il valore più alto da quando sono disponibili le serie storiche per questo dato, ovvero dal 1992; 57,2 per cento: è il tasso di occupazione in Italia, il più basso dei paesi Ue dove la media è del 71,1%. Non si crea nuova occupazione, si riproduce il precariato

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 7 gennaio 2018
La caratteristica della «crescita» celebrata nell’ultimo anno è la moltiplicazione di lavoro povero, a termine e precario. Tanto più cresce il Pil, tanto più gli impieghi sono intermittenti e sotto-pagati. A parità di occupati con il 2008 – a ottobre scorso le persone in attività erano di poco superiori a 23 milioni – le ore lavorate sono inferiori: 21,7 miliardi contro 22,8 di dieci anni fa. Sono aumentati i lavoratori a termine, mentre sono diminuiti quelli a tempo indeterminato. I primi sono passati dal 14% al 19%, i secondi sono calati dall’86% all’81%. In pratica, sono stati sostituiti da contrattisti...

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