Visioni

Nel «Gabbiano» si perde l’utopia di una forma nuova

Nel «Gabbiano» si perde l’utopia di una forma nuovaUna scena dallo spettacolo – foto di Gianluca Pantaleo

Teatro La lettura di Leonardo Lidi trasforma il rifiuto della rappresentazione nella messa in prova del testo. La vita entra con gli attori, su tutti Francesca Mazza e Massimiliano Speziani

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 30 dicembre 2022
La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti, dice Leonardo Lidi citando John Lennon. E conviene tenerlo a mente davanti al Gabbiano di Anton Cechov che il regista ha presentato l’estate scorsa a Spoleto e propone come tratto iniziale di una promessa trilogia cechoviana. Vasto programma che non dispiace, tornare ogni tanto allo scrittore russo è un fatto salutare. Ma intanto c’è da salutare l’emergere di una nuova e interessante generazione registica che sta sui trent’anni o poco più. Lidi si era rivelato alla Biennale veneziana con una riscrittura «da camera» degli Spettri ibseniani ma già è...

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