Visioni
Nel groove di un’Africa immaginaria
Note sparse Un'architettura spericolata ad opera dei talentuosi Maistah Aphrica
Maistah Aphrica
Note sparse Un'architettura spericolata ad opera dei talentuosi Maistah Aphrica
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 10 marzo 2021
«Cerco un po’ d’Africa in giardino, tra l’oleandro e il baobab»: nulla a che vedere con Azzurro, molto con un continente pulsante sugli spartiti di library music, mitologico e iperreale, come quello ritmato dagli sfrenati rituali dionisiaci dei Maistah Aphrica, ottetto giunto al secondo disco dopo il folgorante esordio autoprodotto. Paganini evidentemente in Friuli-Venezia Giulia ripete: ecco allora di nuovo un sound ed un’architettura spericolati, esotici e familiari, caleidoscopici, ballabili e mai banali, zuppi di groove e di personalità. Un’Africa immaginata da chi in Africa non è mai stato, come suggerisce il nome della band: territorio fisico e mentale dunque,...