Visioni
Nel vulcano di Ben Frost
Musica Novanta minuti di immersione nel set del musicista australiano all'Auditorium capitolino dove l'elettronica si fonde a sonorità minerali e stratificazioni noise
Ben Frost – foto di Valerio Corzani
Musica Novanta minuti di immersione nel set del musicista australiano all'Auditorium capitolino dove l'elettronica si fonde a sonorità minerali e stratificazioni noise
Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 23 novembre 2018
Valerio CorzaniROMA
Per una volta, partiamo dal bis. Ben Frost si consulta a gesti con il suo staff e ottiene il via libera per un ultimo brano. Sono già quasi novanta i minuti con cui ha abitato la Sala Petrassi dell’Auditorium, eppure ancora non ha voglia di recuperare le scarpe che si è tolto ad inizio concerto e che ha lasciato ai piedi del grande scranno plastificato alle sue spalle. Il brano sembra davvero totalmente improvvisato, con Frost che manovra i suoi alambicchi tecnologici come un chimico che sta provando un’alchimia nuova. Il brano parte con un sommovimento fragoroso, come se tre Tir...