Internazionale
«Nella non-città di Gerusalemme l’occupazione si è fatta pratica burocratica»
Palestina/Israele Intervista a Meir Margalit, ex consigliere comunale e fondatore del comitato contro la demolizioni di case palestinesi Icahd: «Questa realtà sparirebbe senza un esercito di funzionari che ogni giorno si incaricano di reprimere il palestinese. Una cultura dell’obbedienza che nasce con il servizio militare»
Una donna palestinese sulla porta della sua casa a Sheikh Jarrah, Gerusalemme est – Ap
Palestina/Israele Intervista a Meir Margalit, ex consigliere comunale e fondatore del comitato contro la demolizioni di case palestinesi Icahd: «Questa realtà sparirebbe senza un esercito di funzionari che ogni giorno si incaricano di reprimere il palestinese. Una cultura dell’obbedienza che nasce con il servizio militare»
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 12 maggio 2021
Meir Margalit non è un osservatore qualsiasi delle trasformazioni vissute da Gerusalemme negli ultimi decenni. Ebreo israeliano nato in Argentina, dal 1998 al 2014 è stato membro del consiglio comunale per il partito della sinistra sionista Meretz. Tra i fondatori dell’associazione Icahd, il comitato contro la demolizione delle case palestinesi da parte delle autorità israeliane, nel libro Gerusalemme la città impossibile (Edizioni Terra Santa) ha raccontato quella che lui chiama una non-città, modello di una diseguaglianza istituzionalizzata. Com’è cambiata Gerusalemme in questi ultimi decenni? È cambiata in peggio per la congiunzione di tre elementi pericolosi: Trump e la pressione dell’evangelismo...