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Nell’odio una ragione di vita

Nell’odio una ragione di vita – LaPresse

Fermo, lo specchio dell'Italia L'’intolleranza qui iniziata con il pestaggio di due profughi somali, operai calzaturieri, davanti a un bar nell’indifferenza di molti, l’uccisione di due ragazzi kosovari ad opera di un mio conterraneo proprietario di 17 fucili, che poi si è suicidato in carcere, la piccola strategia della tensione orchestrata da gruppi di estrema destra contro le parrocchie (quattro attentati in pochi mesi) ree di ospitare profughi politici, e adesso l’omicidio di Emmanuel, un uomo già toccato da una storia dolorosissima come quelle di molte persone che scappano da conflitti bellici, guerre civili, persecuzioni

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 12 luglio 2016
Quando Emmanuel Chidi Namdi è stato ucciso mi trovavo in vacanza in Croazia, e forse anche questa distanza fisica, l’impossibilità corporale di esserci, ha amplificato il mio disagio. L’idea che in una via centrale della mia piccola città dove passeggio tutti i giorni, e ho passeggiato tranquillo nei miei 56 anni di vita, sia diventato improvvisamente lo scenario di un omicidio a sfondo razzista mi ha creato un’angoscia infinita, ma anche un senso di impotente vergogna. Tornando a Fermo, ascoltando le parole del bar e i parlamenti degli amici, il telefono senza fili della piccola città, arrivando fino al luogo...

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