Alias
Neomelodici, una questione Capitale
Il genere più diffuso ai piedi del Vesuvio è anche il più ascoltato e amato nelle periferie romane Storie di droga e criminalità, e il sogno di arrivare a Sanremo. Incontro con Giuseppe Tomasello. «Raccontiamo una realtà in cui tutti possono identificarsi: l’amore, i tradimenti, il carcere»
Giuseppe Tomasello nella sua casa lungo l'Ardeatina alle porte di Roma (ph. Giacomo Acunzo)
Il genere più diffuso ai piedi del Vesuvio è anche il più ascoltato e amato nelle periferie romane Storie di droga e criminalità, e il sogno di arrivare a Sanremo. Incontro con Giuseppe Tomasello. «Raccontiamo una realtà in cui tutti possono identificarsi: l’amore, i tradimenti, il carcere»
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 8 luglio 2017
Giuseppe Tomasello canta in perfetto slang napoletano e si considera poliglotta: può passare dall’italiano al siciliano alla lingua di Eduardo a suo piacimento. Quando impugna il microfono o si siede al pianoforte, la voce gli si assottiglia e perde il consueto timbro nasale. A 26 anni suonati, la sua vita è un florilegio di capitomboli: la droga, una rapina finita male, la comunità di recupero, un incidente in moto che l’ha tenuto sospeso tra la vita e la morte. Si è risvegliato un mese dopo, pochi giorni fa, e il primo istinto, tornato a casa, è stato di rimettersi in...