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Nero a meta. Le quote razziali del rugby arcobaleno
Sudafrica A 20 anni dalla fine dell’apartheid lo sport simbolo dell’identità afrikaans resta tale, complici le disuguaglianze sociali e la «cricca boera» che lo controlla, come denuncia il sindacato Cosatu. Quindi entro il 2019 la nazionale dovrà essere «nera» al 50%. Ma senza scuole per tutti nelle township la rappresentatività resterà un «sogno sfuggente»
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Sudafrica A 20 anni dalla fine dell’apartheid lo sport simbolo dell’identità afrikaans resta tale, complici le disuguaglianze sociali e la «cricca boera» che lo controlla, come denuncia il sindacato Cosatu. Quindi entro il 2019 la nazionale dovrà essere «nera» al 50%. Ma senza scuole per tutti nelle township la rappresentatività resterà un «sogno sfuggente»
Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 8 novembre 2014Edizione 08.11.2014
Rita PlanteraCAPE TOWN
Si ritorna a parlare di quote nere per gli Springbok, la nazionale di rugby sudafricana. Un dibattito a cicli e ricicli ricorrenti che coinvolge quello altrettanto annoso sulle politiche razziali ed economiche, odierne e passate, e sui finanziamenti alle scuole pubbliche. Quanto di più inevitabile per la giovane democrazia arcobaleno che ancora fatica de facto a fare i conti con un passato decennale di separazione razziale forzata i cui retaggi restano ancora ben radicati. E delle cui problematiche non è scevro attualmente neanche il mondo dello sport e dell’educazione sportiva, come dimostra la querelle sui quotidiani e i social network...