Cultura
Niobe che attraversa il tempo e il mito
MOSTRE «E dimmi che non vuoi morire», visitabile fino a domenica la mostra nel Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli. Vasi magnogreci, sarcofagi romani, ceramiche rinascimentali dialogano con opere di De Chirico, Savinio, Sironi, Beecroft e altri
Una delle statue riferibili a Niobe
MOSTRE «E dimmi che non vuoi morire», visitabile fino a domenica la mostra nel Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli. Vasi magnogreci, sarcofagi romani, ceramiche rinascimentali dialogano con opere di De Chirico, Savinio, Sironi, Beecroft e altri
Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 19 settembre 2018
Dobbiamo a un autore della tarda classicità, un certo Salustio, la più concisa e al tempo stesso più completa definizione del mito: un racconto di «cose che non sono mai accadute, ma che esistono sempre». Gli ha fatto eco assai più tardi Thomas Mann, quando ha definito il mito uno «schema senza tempo». Più recentemente un grande studioso del mito – tra l’altro concittadino di Mann -, Hans Blumemberg, ha scritto che il mito si dà come perpetua «memoria dell’immemoriale». Si capisce perciò perché i miti non possono morire. Non possono e, diciamocelo pure, non vogliono. E dimmi che non...