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No all’autoritarismo del «reddito di sudditanza»

M5S/Lega Forse solo un movimento antiautoritario consapevole della posta oggi in gioco potrebbe costituire un anticorpo contro queste politiche. Le migliaia di giovani che si sono spontaneamente radunati nelle università e nelle piazze di molte città d’Italia per assistere al film sugli ultimi giorni di Stefano Cucchi, costituiscono più che un indizio delle dimensioni che il rifiuto dell’arbitrio e della violenza di stato potrebbe raggiungere

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 13 ottobre 2018
Che il «reddito di cittadinanza» pensato dai Cinque Stelle si trovasse agli antipodi da ogni ragionamento che, prendendo atto delle trasformazioni produttive, dell’intermittenza e della contrazione del lavoro intendeva fronteggiarne razionalmente le conseguenze sociali, era evidente fin da subito. Ma che alla fine si rivelasse un puro e semplice strumento di assoggettamento disciplinare, un vero e proprio «reddito di sudditanza», non era del tutto scontato. Senza risparmiarci neanche la puntigliosa e paradossale messa a punto delle sanzioni da applicare a chi infrangesse le regole di un sistema ancora ampiamente indefinito. Lo Stato insomma si arroga il diritto di dettare regole...

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