Alias Domenica
Non tanto buffa, l’opera di Mozart insegue la giustizia sociale
Settecento in musica Sfogliando i libri del musicista e indagandone le relazioni con gli intellettuali radicali del tempo, Lidia Bramani ricostruisce il background delle «Nozze di Figaro» e gli ideali libertari cui essa è ispirata
«Le nozze di Figaro», regia di Graham Vick (in scena Andrey Zhilikhovsky, Conte di Almaviva), Roma, Teatro dell'Opera, 2018
Settecento in musica Sfogliando i libri del musicista e indagandone le relazioni con gli intellettuali radicali del tempo, Lidia Bramani ricostruisce il background delle «Nozze di Figaro» e gli ideali libertari cui essa è ispirata
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 29 marzo 2020
La «commedia per musica» Le nozze di Figaro, parole di Lorenzo Da Ponte e musica di Wolfgang Amadeus Mozart, appartiene senza dubbio all’olimpo terreno delle opere-mondo. Nel significato che Franco Moretti attribuisce a questa definizione: opere «epiche, enciclopediche, polifoniche, aperte, coltissime, didascaliche, interminabili», che al pari di «cattedrali» come Moby Dick, L’Anello del Nibelungo, L’uomo senza qualità, Ulisse, Cent’anni di solitudine costituiscono universi autonomi, autosufficienti, irripetibili. È facile constatare, in effetti, come ognuna delle marche distintive scelte da Moretti si adatti alla perfezione anche all’opera nuova, tratta dalla omonima commedia di Beaumarchais, che il 1° maggio del 1786 attraversa come...