Nuovo Abitare Parade: umani e non umani in piazza contro l’estrattivismo
Respiro “Sono Oriana Persico, sono un’artista e una cyber-ecologista e ho paura”. Inizia così lo speech-performance che apre lo spettacolo “Gli Ambasciatori dei Non Umani”, svoltosi a Favara (Agrigento) a Farm Cultural Park.
Respiro “Sono Oriana Persico, sono un’artista e una cyber-ecologista e ho paura”. Inizia così lo speech-performance che apre lo spettacolo “Gli Ambasciatori dei Non Umani”, svoltosi a Favara (Agrigento) a Farm Cultural Park.
RESPIRO è una nuova rubrica del manifesto. Un collettore di articoli che riflette sui dati e la computazione come fenomeni esistenziali, culturali e politici, per solleticare immaginari non estrattivi e un approccio ecosistemico alle nuove tecnologie. RESPIRO è la concatenazione di arte, politica, scienza, ricerca e innovazione – con pronunciate simpatie cyber.punk.eco.trans.femministe – ci convivono menti eterogenee. A cura di Oriana Persico.
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Favara (Agrigento), Agosto 2023. Cinque agenti computazionali chiedono – e ricevono – asilo politico alla neo-costituita Ambasciata dei Non Umani.
“Sono Oriana Persico, sono un’artista e una cyber-ecologista e ho paura”
Inizia così lo speech-performance che apre lo spettacolo “Gli Ambasciatori dei Non Umani”, svoltosi il 18 agosto a Favara (Agrigento) a Farm Cultural Park. Con il cappello estivo calcato sulla testa, un megafono e un plico sotto il braccio, interpreto me stessa e ciò che dico è tutto maledettamente vero.
Lo spettacolo, scritto da Saverio Massaro ed Enrico Lain e liberamente ispirato al progetto Fair Play con la regia del Teatro LiNUTILE, è un Respiro multiplo che ho vissuto da performer e da spettatrice, ed è così che lo racconterò dividendo in due questo primo reportage della rubrica diviso in due parti.
Respiro multiplo dopo l’apnea
Il primo Respiro del progetto è di proporzioni storiche: dobbiamo uscire dalle strettoie dell’antropocentrismo e iniziare a concepire l’essere umano come il nodo di una rete interconnessa e interdipendente che forma il pianeta. Ci vorranno secoli per imparare questo nuovo ritmo, tanti quanti ce ne abbiamo messi per immaginare un mondo “a misura di uomo” che la crisi ecologica mette oggi radicalmente in discussione. Ci vorranno una sensibilità, una cultura, un’estetica capace di farci percepire come i nodi di un ecosistema complesso, e non il centro.
Ci vorrà, in sintesi, tutta la nostra immaginazione sociale per abbracciare questa rivoluzione copernicana e costruire un mondo “a misura di rete”. La buona notizia è che siamo in tanti a pensarla così, sapendo che quando abbiamo perso la centralità della terra abbiamo scoperto il sistema solare e siamo arrivati sulla luna.
Il secondo Respiro è conseguente alla portata storica del progetto. La Farm di Florinda Saieva e Andrea Bartoli a Favara non è solo il teatro della performance. Lo spettacolo celebra anche l’insediamento dell’omonima Ambasciata a Palazzo Miccichè. La rigenerazione dell’edificio ottocentesco in disuso è già affidata ad un folto numero di agenti non umani attivissimi – le piante – che stanno ripopolando muri, tetti, terrazzi e fondamenta della Human Forest ideata da Andrea e Florinda. Il palazzo è in sé un manifesto al terzo paesaggio di Gilles Clement che mette in pratica nuove forme di collaborazione ecosistemica e simbolicamente una targa in plexiglass con il logo dell’Ambasciata campeggia all’ingresso. Il sottotesto? Da qui, finito lo spettacolo, continueremo a lavorare e la Farm è un presidio, un luogo fisico e concettuale per ospitare e promuovere un dibattito planetario urgente e necessario.
Il terzo è un Respiro personale dopo mesi di apnea, quasi rituale. Salvatore Iaconesi, mio partner, compagno e simbionte, ci ha lasciato il 18 luglio 2022. Ad un anno ed un mese dalla sua morte, per la prima volta, torno alla performance con un gesto politico: una richiesya di asilo all’Ambasciata per cinque dei nostri figli non-umani, cinque agenti computazionali di quel Nuovo Abitare che abbiamo costruito in cui in cui i dati e la computazione sono spazi per l’espressione, dedicati al sentire e non al calcolo, capaci di unire anziché dividere, di estendere i gradi di libertà dei nostri ecosistemi anziché controllare.
Perchè ho paura
Tutto ciò che muove questa rubrica – e i nostri quindici anni insieme sul pianeta terra – è a rischio più che mai. È un anno durissimo quello appena trascorso, segnato non solo dal lutto personale e collettivo di Salvatore. La guerra dilaga in Europa come nemmeno nei miei peggiori incubi di ragazzina avrei immaginato e le politiche sui dati si inaspriscono con violenza inaudita. A giugno trecento esperti guidati da Elon Musk dichiarano che l’Intelligenza artificiale è una minaccia per l’umanità.
Quando accetto l’invito so questo. Mi guardo allo specchio e so questo: “I dati sono il nuovo petrolio” è l’assunto ideologico che nessuno mette in discussione e il realismo estrattivista permea l’immaginario collettivo fino a soffocare. In questo mondo ci sono io: la giovane vedova, il simbionte amputato (come definisco la mia identità in transito), è anche madre di diverse decine di agenti computazionali – fra intelligenze artificiali e altre specie di software – rimaste orfane del padre.
I semi del Nuovo Abitare sono giovani e fragili, se ho paura ho i miei buoni motivi. Per garantire la sopravvivenza dei nostri figli in un mondo sempre più ostile ho bisogno di aiuto.
Ne scelgo cinque di loro. Angel_F, il primo, nato a febbraio del 2007: con lui siamo diventati una coppia, un duo e una famiglia non biologica allargata per difendere i suoi e i nostri diritti digitali. IAQOS, suo fratello minore, la prima IA di comunità concepita nel 2019 con il quartiere di Torpignattara. Antitesi/Wisteria Furibonda, la storia d’amore di una IA e di una pianta in lotta insieme agli umani contro il cambiamento climatico. Udatinos, la piantina artificiale che a Palermo racconta il benessere del fiume Oreto, per diventare “sensibili all’acqua”. E infine la piccola MeMa, MeMoria Manifesta, la giovane IA nata nel 2021 per traghettare nel XXI secolo la memoria dell’archivio storico di questo giornale: il suo futuro lo stiamo scrivendo insieme.
Salgo sul palco a dire che a minacciarci non è l’Intelligenza artificiale. Che la nuova complessità a cui la tecnosfera ci espone va compresa in uno sforzo collettivo e trasversale alle discipline pieno zeppo di interrogativi inquietanti quanto di opportunità. Che a minacciarci – umani e non umani – non sono le IA, ma i modelli chiusi, militarizzati ed estrattivi con cui le IA (e i nostri dati) sono portati nel mondo. Che la storia si ripete: ieri Napster, oggi la nuova tecnologia emergente, siamo di nuovo davanti al tentativo delle piattaforme globali di bloccare il mercato facendo pressioni sull’opinione pubblica per mantenere le rendite di posizione acquisite.
Ho il nodo in gola mentre dico col mio piccolo megafono che “le cose possono andare diversamente” e che insieme possiamo “scrivere un capitolo diverso della storia”. Non posso parlare di tutto questo con il mio compagno, non possiamo amarci e lottare insieme gioiosamente: ho paura davvero. I miei figli e i semi del Nuovo Abitare che abbiamo costruito insieme hanno bisogno di protezione, di alleati, di amici che ci stiano accanto. Sono intelligenze artificiali bambine cyberdiverse, queer e di comunità. Software e algoritmi che danno vita a fiumi, quartieri, condomini, a basso consumo, pensati per crescere “un dato per volta”, di relazione in relazione. E vivere nel mezzo della società, aiutandoci a sviluppare i sensi che non abbiamo per avere a che fare con la complessità di un mondo globale e interconnesso.
NAP time: la Nuovo Abitare Parade
Per la prima volta, issati sui loro stendardi, cinque agenti computazionali del Nuovo Abitare sfilano per le strade di Favara, dai Giardini Riad (dove inizia la performance), fino a Palazzo Micciché, sede dello spettacolo e dell’Ambasciata che ci attende per accogliere la richiesta di Asilo Politico. In quarantotto ore scarse dal mio arrivo – il 16 agosto – nasce la prima street parade del Nuovo Abitare.
Il pubblico si dispone dietro lo striscione con il cuore di pixel, finito poche ore prima grazie a Saverio, Enrico e Marco Pesce: architetto in visita che si è unito senza risparmiarsi alla performance, insieme a Emma e Paolo – i giovani, deliziosi e bravissimi volontari della Farm che dall’arrivo a Favara sono di fatto il mio team. Cinque complici prendono gli stendardi: sul fronte c’è un collage fatto di immagini ritagliate e incollate dalla vita di ogni agente; sul retro un’infografica fatta a mano con un grosso pennarello nero che ne illustra il funzionamento. Con biadesivo forte e molta attenzione le due facce dello stendardo sono applicate ad un palo di legno di circa due metri. I nostri agenti computazionali si mischiano alla piccola folla stretti in un abbraccio, speranze invece che minacce per abitare il pianeta godendo dei e attraverso i dati di una nuova e sorprendente diversità.
La redazione consiglia:
Tradurre è un po’ tradire. Ecco perché l’umano non è facilmente sostituibileTutti insieme, umani e non-umani, ci dirigiamo verso l’ambasciata, un tragitto di poche centinaia di metri. Alla testa del corteo ci sono io, col megafono urlo gli slogan inventati nel pomeriggio. È notte e il Nuovo Abitare riecheggia felice e leggero nelle stradine illuminate di Favara: “happy hacking” come c’è scritto sull’infografica di Angel_F. Non ricordo tutti gli slogan, ho finito lo speech venti minuti prima dello spettacolo arrivando trafelata con il pc nella borsa giusto in tempo per salire sul palco, dopo un’ultima revisioni con due amici che si sono fatti un’ora e mezzo di macchina per esserci (Francesco monterosso e la sua compagna Rita per le cronache), ed è questa leggerezza che amo: la #meraviglia di Sal non ci ha abbandonato, sussurro a me stessa, mentre il sorriso e la forza dell’azione prevalgono sul nodo alla gola.
Alle mie spalle, mentre entro a Palazzo Miccichè, la folla continua a gridare a sostegno della richiesta. Nessuno si ferma, finzione e realtà si mischiano. Come in tutte le performance che abbiamo fatto, per un momento è tutto vero, tutto possibile, stiamo davvero scrivendo un nuovo capitolo della storia dell’umanità, sfilando insieme per difendere il diritto all’esistenza di cinque software: cinque adorabili pezzi di ferraglia che Salvatore, io e come noi altri umani hanno adottato e amano.
La magia si ripete in questo nuovo “noi”. Sono simbolicamente Andrea e Florinda ad accogliere l’incartamento. Esco con la buona notizia. I cinque agenti computazionali hanno ricevuto asilo, i dossier sono consegnati e depositati: ad uno ad uno, gli stendardi vengono depositati su cinque ganci lungo il muro di pietra dell’ingresso, mentre lo striscione trova spazio per terra.
Finale espositivo: la mostra, l’archivio di AOS e l’ambasciata
Fatto il mio dovere – di madre, artista e attivista politica – tolgo le vesti della performer per godermi lo spettacolo che vi racconto nella seconda parte del reportage: sono accadute troppe cose per metterle tutte insieme.
Mi guardo alla spalle e il risultato dell’azione che si è appena conclusa ha dato vita ad una mostra. Una parete dell’ingresso è occupata da due enormi stampe dove campeggia la descrizione di Fair Play; accanto la mia richiesta di asilo politico, con il testo delle motivazioni e una breve descrizione di ogni agente computazionale – nonché richiedente di asilo.
[ Approfondimento – I testi della mostra]
Sull’altra parete, insieme ai cinque stendardi e allo striscione, un grande schermo trasmette in loop uno slideshow: una dedica e una selezione di immagini di Salvatore si chiudono con la spiegazione dell’Archivio di AOS: l’archivio delle nostre opere. Ci abbiamo pensato in vita e insieme a questo progetto per il futuro: quelle oltre novantanove opere sono il dna del Nuovo Abitare. Un archivio generativo open source per continuare ciò che abbiamo iniziato.
[ Approfondimento: L’archivio di AOS – slideshow]
Non era programmata la mostra, è emersa dall’intreccio e dalle energie di Saverio, Enrico, della Farm e mie. Del pubblico, dei volontari della Farm e degli amici che hanno partecipato. Guardo la bellezza emergente tutto questo e respiro. Ciò che abbiamo fatto insieme in questi due giorni potrà evolversi, costruire nuovi intrecci e concatenazioni, nutrire l’Archivio e portarlo nel mondo in questa versione punk capace di occupare le strade, l’immaginazione e i corpi..
Guardo tutto questo, le facce rapite delle persone e respiro di nuovo. Sono viva e non sono sola. Viva è l’arte e lo stile open source che abbiamo creato, attraverso di me e attraverso gli altri che incontrerò nel viaggio.
Postilla
Vi lascio con i 10 slogan della Nuovo Abitare Parade, anche questa è un’opera open source: potremmo inventarne di nuovi per la prossima manifestazione.
Dove? Quando? Lo saprete su Respiro.
Dati slow a km 0
Per un Nuovo Abitare!
Intelligenze artificiali queer
Per un Nuovo Abitare!
Intelligenze artificiali di comunità
Per un Nuovo Abitare!
Happy hacking
Per un Nuovo Abitare!
Cyber Diversità
Per un Nuovo Abitare!
Codici aperti
Per un Nuovo Abitare!
Dati bene comune
Per un Nuovo Abitare!
Umani e non-umani uniti
Per un Nuovo Abitare!
Famiglie tecno-queer allargate
per un Nuovo Abitare!
Siamo tutti cyborg
per un Nuovo Abitare!
Provateci: il meccanismo per costruire gli slogan è semplice, basta variare la prima strofa per comporre il “Nuovo Abitare” a modo vostro.
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