Alias Domenica
Oltre il confine per contaminarmi: Testori e la Svizzera
Topografia eccitata, la Svizzera testoriana, con al centro la valle «imbluastrata» di Bondo, dove troneggia quella specie di Ubu roi pittorico che fu Varlin. Sul versante tedesco, invece, la passione insegue il nuovo selvaggio Disler e «un ragazzo dai polsi di gitano»...
Varlin/Willy Guggenheim, «Scuola»,1950
Topografia eccitata, la Svizzera testoriana, con al centro la valle «imbluastrata» di Bondo, dove troneggia quella specie di Ubu roi pittorico che fu Varlin. Sul versante tedesco, invece, la passione insegue il nuovo selvaggio Disler e «un ragazzo dai polsi di gitano»...
Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 30 agosto 2015
«L’abbraccia il suo testicolini». Così Giovanni Testori s’accomiatava da Willy Varlin in una lettera datata 18 giugno 1972. «Testicolini» era il nomignolo con cui quel grande «anarco-pittore» svizzero aveva ribattezzato uno dei suoi critici d’elezione. Lo scrittore novatese, al quale l’ironia e la voglia di divertirsi a dispetto dell’etichetta borromaica non mancavano, era stato al gioco e si era appropriato di quel nomignolo. Così Testori, che era tale sino all’amata Chiavenna, si trasformava in «testicolini» appena varcato il confine e messo piede in val Bondasca, cantone dei Grigioni, Svizzera. Terra di confine, terra dalle identità che si incrociano e sfuggono...