Orlando: «Il Pd impari la lezione della gauche»

Intervista Il deputato Pd: «Serve più concretezza nella difesa dei più deboli, non possiamo fermarci ai titoli. Oggi la vocazione maggioritaria è parlare agli esclusi». «Mettere in discussione i paradigmi neoliberali non significa essere velleitari: è l’unica strada per difendere la democrazia. In Italia la coalizione è già unita sulla Costituzione». «Non basta evocare un’azione diplomatica. Dentro il Pd ci sono nodi non sciolti: l’Occidente non si difende solo con le armi ma parlando con i tanti paesi che non stanno con noi»

Andrea Orlando – LaPresse

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 10 luglio 2024

Andrea Carugati

Andrea Orlando, deputato Pd. Che lezione arriva dalla Francia per il Pd e la sinistra in Italia? Emerge il tema fondamentale del voto delle fasce popolari, il loro malessere che è cresciuto nelle democrazie liberali spinge verso l’astensione, oppure altrove va a destra. Il Nuovo fronte popolare è riuscito, almeno in parte e soprattutto nelle grandi aree urbane, a intercettare questo elettorato ed è quello che deve fare una sinistra che vuole rigenerare la democrazia e riformare il sistema. In questa fase storica la vocazione maggioritaria si esprime anche così, nella capacità di scongelare e attrarre verso i processi democratici...

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 10 luglio 2024

Giacomo Casarino

E’ veramente strano che questo articolo non abbia sollevato finora interrogativi e commenti. Accettazione (ma con scetticismo) oppure sconcerto? Compaiono espressioni “la via è il socialismo” inusitate nella quasi ventennale storia del Partito Democratico: se dovessimo affidarci alle enunciazioini, dunque un programma che postula la rifondazione del partito, un opzione chiaramente socialdemocratica, e dunque di coraggiosa rottura coll’attuale posizionamento (rapporti e compromissioni di potere centrali e periferici). Notare che si parla di redistribuzione, ma non dei rapporti di prioduzione.
E tuttavia, con quali forze interne ed esterne? Ad essere coerenti e non velleitari, si tratterebbe diun’impresa da far tremare le vene ed i polsi persino ad un grande Timoniere.
Ma poi leggiamo, ahimé, “difendere l’Occidente” e “non solo con le armi” (???). E qui cadono le braccia, si sgretola tutto l’edificio concettuale che si era cercato di delineare. Sì, perchè emerge implicitamente la sudditanza ai vincoli che legano il Paese e l’Europa, all’atlantismo essenzialmente, anche se fa capolino un timido accenno critico alle politiche europee di austerity.
Una critica, questa di Andrea Orlando, che forse vorrebbe essere addirittura antisistema, che ignora o mistifica le ricadute della posta in gioco della “guerra a pezzi”, che non è l’Ucraina presa a sè e neppure la Palestina. Ma l’affacciarsi prepotente sulla scena mondiale del “resto del mondo” (non occidentale) che punta ad emanciparsi dalla dittatura del dollaro. E il lento affermarsi in un quadro multipolare di una nuova egemonia, a fronte del declino americano, al quale gli USA reagiscono in maniera rabbiosa e pericolosamente (per il mondo) disperata.
La “via italiana al socialismo” di Andrea Orlando, se non vuol essere meramente propagandistica non può astrarre da questo quadro perché la condizionerebbe pesantemente fino a bloccarla qualora le fosse dato di affermarsi.

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Giacomo Casarino

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